Nel mosaico delle attività complementari di quella AGRICOLA, si inserisce il mestiere del FUNAIO,
u fun(e)r(e), che realizza funi o corde, i zzouch(e), di vario
diametro e di diversa consistenza, secondo l’uso cui erano destinate: funi per
assicurare i sacchi di grano sul carretto, funi per calare il secchio nei pozzi
per attingere l’acqua o i cesti nelle FOSSE per sfossarvi il GRANO, corde intrecciate per
i recinti, corde per imbrigliare la paglia
sui carri, museruole e sottopancia per animali.
Un manufatto particolare era il fiscolo, u
fiskul(e), una sorta di disco fatto di spago intrecciato sul quale
veniva stesa la pasta di olive molite per la spremitura al torchio nei frantoi,
u
trapp(e)t(e) .
La materia prima adoperata dal FUNAIO era soprattutto spago di scarto o di seconda mano, a
spezzoni, u sp(e)gh(e) sp(e)zz(e)t(e), che poteva essere acquistato a
sacchi nel negozio-magazzino dei fratelli
Vincenzo e Donato Dirella, in Corso
Gramsci n. 41 (già 68), dove si vendevano articoli per l’agricoltura e per
le masserie, dalla lanterna per il carretto ai sacchi, dai teloni per la
raccolta delle olive e mandorle alle museruole per i cavalli. Si trattava di
spago che – nuovo – era stato utilizzato per legare le gregne, i
ggrign(e) d(e) gr(e)n(e). Quando bisognava slegare le gregne per la trebbiatura, veniva
tagliato e i pezzi recuperati per essere riutilizzati proprio dai FUNAI.
Il FUNAIO dopo
aver acquistato lo spago, prima di lavorarci lo affidava ad operaie che
abitavano nel rione Terra Vecchia
(originario nucleo della città), le quali, con l’ausilio delle lesine,
provvedevano a sciogliere i nodi ancora presenti sugli spezzoni.
Dopo, alcuni ragazzi li cardavano, battendoli ripetutamente
con la scotola (stecca di legno a
foggia di coltello con un lato a taglio) su una panchetta, e li raggruppavano
in fasci di 1-2 kl.
Gli ATTREZZI
adoperati dal FUNAIO sono:
– il FILATOIO,
costituito da una RUOTA, la
rout(e), e da una CROCE con
STAGGIO,la krouc(e), che poggiavano ognuna su una delle estremità di
una massiccia base, la bb(e)s(e), di legno o ferro. La RUOTA, anch’essa di legno o ferro, mediante un asse poggiava su due
bracci perpendicolari alla base, ed era formata di una MANOVELLA, la manuv(e)ll(e) che veniva azionata da
un ragazzo, u vagnoun(e) k’agg(e)ir(e) la rout(e). La croce con staggio era infissa in un apposito foro
della base e consolidata con due cunei di legno, i kugn(e). Gli staggi, in
legno, erano diversi, secondo il numero e soprattutto secondo il diametro delle
girelle, i rrutèll(e), pure in legno, tornite e fissate alla tavola
con perni di ferro. Le girelle erano messe in movimento dalla ruota;
– i GANCI, i gan(e)g(e)di ferro, di varia misura, che venivano posti davanti alle girelle. Ad essi veniva legato uno dei capi della fune da realizzare;
– in MAZZUOLI, i
mazzul(e), in legno, a forma di tronco di cono, appositamente torniti
con scanalature (tre o quattro a seconda delle corde da torcere); quelli di
maggiore dimensione erano forniti, nella parte mediana, di un foro trasversale
nel quale veniva inserito un bastone di legno per agevolare la torsione;
– i CAVALLETTI ,i
kavallètt(e), in legno o ferro, percorsi, nella parte superiore, da una
serie di pioli posti verticalmente a distanza costante l’uno dall’altro.
Due erano le fasi principali della lavorazione delle funi:
la FILATURA e la TORCITURA:
– la FILATURA serviva
a realizzare i fili a un solo capo. Il FUNAIO
legava la filaccia al gancio della
girella e, camminando all’indietro, all’andr(e)it(e) all’andr(e)it(e),
man mano aggiungeva altre filacce, prendendole dalla cintura, e le
attorcigliava alla canapa realizzando così il filo;
– la TORCITURA
serviva a realizzare le corde vere e proprie a più fili. Il FUNAIO legava un capo dei fili alle
girelle e l’altro capo ad un gancio mobile fissato ad un palo di ferro posto a
debita distanza dal filatoio. Di qui, dopo aver imbrigliato i fili nelle
scanalature del mazzuolo, il funaio partiva e, girando il mazzuolo,
attorcigliava i fili, finché, arrivato alle girelle, le fermava e staccava la
corda ottenuta.
Ci pare opportuno precisare che il ragazzo che faceva girare
la ruota aveva di solito intorno a 13
anni ed il suo era un lavoro stanchevole e che richiedeva inoltre una
notevole concentrazione, per andare sempre in sincronia con il funaio, in caso
contrario, venendo meno la necessaria tensione dei fili, si era costretti ad
interrompere la lavorazione. Nella stagione calda, proprio per evitare
l’inconveniente – a causa dello
slittamento della mano, per il sudore – intorno alla manovella veniva posto un
panno di feltro inumidito (1).
Fra i funai, che operavano in varie zone della nostra città,
ricordiamo: Raffaele Cascella; i
fratelli Salvatore e Luigi La Torre (1), originari di Monte Sant’Angelo; i fratelli Savino, Sante e Francesco
Magnifico, originari di Molla di Bari e nipoti degli artigiani giunti a
Cerignola alla fine dell’Ottocento; infine, Savino Scelsi, da considerare
l’ultimo artigiano FUNAIO.
Una completa raccolta di attrezzi del FUNAIO è in esposizione permanente in una Sala del Museo
Etnografico Cerignolano (1979).
Gli stessi,
appartenuti agli artigiani SAVINO SCELSI (*Cerignola (FG) 25.6.1924 †Cerignola (FG) 13.10.2006),
funaio dal 1936 al 1982, furono donati dallo stesso SAVINO, il 3.6.1979 e
FRANCESCO MAGNIFICO (*Cerignola (FG) 5.3.1912
†(Cerignola (FG) 24.8.1988), la cui figlia
MARIA li donò al MUSEO il 15.10.1988.
Cerignola, 9 Maggio 2024 Matteo Stuppiello
*Si veda MATTEO STUPPIELLO, Il funaio a Cerignola, Tipolitografia “Miulli”, via Roma 52 – San Ferdinando di Puglia (FG), 16 aprile 2009. E’ la SCHEDA a tergo della LITOGRAFIA, realizzata graficamente ed acquerellata a mano, a tiratura limitata in N. 150 copie, dal Prof. SALVATORE DELVECCHIO: “I Giovani interpretano il Museo Etnografico Cerignolano – XI Edizione – Il Funaio” – Mostra grafico-pittorica degli Alunni dell’Istituto Statale d’Arte “Sacro Cuore” – Cerignola – Sala Mostre “Servo di Dio Mons. Antonio Palladino”, Corso A. Moro 89, Cerignola, 23 aprile-3 maggio 2009.
La Mostra è stata realizzata in occasione: “NEL 30° ANNIVERSARIO DELLA / INAUGURAZIONE DEL / MUSEO ETNOGRAFICO CERIGNOLANO 1 maggio 1979 – 1 maggio 2009”.
Bibliografia e Note
(1) – Il 1° Luglio del 1983, su appuntamento telefonico, venne a trovarmi sul Museo ero in compagnia di mio padre Michele, l’artigiano Sig. Antonio La Torre, nostro concittadino, essendo nato a Cerignola nel 1935. Antonio ci fece presente i vari tratti della sua vita, partendo da Cerignola dove era nato e della sua famiglia originaria di Manfredonia a sua volta proveniente da Monte Sant’Angelo. Naturalmente questo incontro procurò infinita gioia e tanti ricordi a mio padre, nativo di Monte Sant’Angelo, classe 1915, trasferitosi a Cerignola nel 1936 per aver vinto il concorso dei Vigili Urbani. Ci fu un veloce riemergere nella sua memoria i nomi dei suoi numerosi amici di gioventù, compreso quelli della famiglia La Torre. E conosceva anche bene la famiglia di Antonio. Dopo aver visitato il Museo ci furono le congratulazioni da parte di Antonio La Torre e orgoglioso volle farmi dono di una copia della sua pubblicazione, davvero interessante, anche se trattava della sua vita Manfredonia impegnato da ragazzo presso il suo maestro FUNAIO. La citata pubblicazione ANTONIO LA TORRE, Il ragazzo di Via Scaloria, ATLANTICA Editrice s.a.r.l., Manfredonia – Stampato il 1982 nella Litotipografia di Ennio CAPPETTA, Via G. Matteotti, 42 – FOGGIA. Sulla pagina interna mi scrisse, per ricordo la seguente dedica: “A Matteo Stuppiello / augurando ogni successo nella vita / Cerignola, 1/7/83 – Toni La Torre”.
(2) – In un incontro avuto, nel Museo Etnografico Cerignolano (1979), con il compianto SAVINO SCELSI, a riguardo del ragazzo che faceva girare la ruota, ma valeva un po’ per tutti ragazzi impegnati in questa delicata e stanchevole operazione, all’avvicinarsi degli amici della stessa età, anche più piccoli, invitavano l’amico che girava la ruota a lasciar perdere l’attrezzo e ad allontanarsi di corsa per andare a giocare. L’insistenza aveva la meglio sul ragazzo e la peggio sul funaio che inveiva contro di loro e lasciare in pace il ragazzo, quest’ultimo che avvertiva forte in se il desiderio di libertà proteso al gioco, di botto lasciava la ruota e di corsa con i suoi amici si allontanava. Il funaio era costretto a corrergli dietro e non sempre riusciva a ricondurlo al proprio dovere. Diciamola tutta. I funai preferivano ingaggiare ragazzi, anche al disotto di 13 anni, per risparmiare sulla paga che comunque era davvero irrisoria, rispetto ad un adulto. Aggiungo che il grazie alla fattiva collaborazione di SAVINO, più volte in visita al Museo, mi dette l’opportunità di trascrivere copiosi appunti sul nomi degli ATTREZZI utilizzati dai FUNAI, il loro NOMI in VERNACOLO e soprattutto quali erano le varie FASI OPERATIVE per la realizzazione delle FUNI, che ho descritto. Inoltre i nomi dei FUNAI che operavano a Cerignola nel Novecento.
Per il FUNAIO si veda inoltre SALVATORE DELVECCHIO – MARIOLINA OCCHIONERO – GIUSTINA SPECCHIO – MATTEO STUPPIELLO, La Banca ed il Territorio – Il Passato riscoperto – Schede Illustrative, Bari, 1988, Scheda n. 7 “Il Funaio”, p. 11-12. Si veda la ristampa delle stesse effettuata con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale – Assessorato Agricoltura di Cerignola, San Ferdinando di Puglia, 8.12.1990. Gli attrezzi del Funaio sono stati esposti nella Mostra Foto-Documentale“La Banca e il Territorio – Il Passato Riscoperto”, allestita dal Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, dalla Sede locale dell’Archeoclub di Cerignola e dal Museo Etnografico Cerignolano (1979), su iniziativa e con il patrocinio della Cassa di Risparmio di Puglia, nei locali della Filiale di Cerignola (oggi Banca BPER, Viale Giuseppe Di Vittorio, 83), dal 25 novembre al 28 dicembre 1988. Nella stessa Mostra erano presenti altri Settori dell’artigianato locale (Calzolaio, Funaio, Fornaciaio, Maniscalco, Scalpellino, Sellaio). Il Settore delle Confraternite laicali, l’angolo abitativo del Bracciante, la Cerealicoltura, le Fosse Granarie.
Nell’aprile del 1988 fummo
invitati, come Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, Archeoclub d’Italia
Sede di Cerignola e Museo Etnografico Cerignolano (1979), dall’allora Dott. GAETANO GENTILE, Direttore della
Banca “CASSA DI RISPARMIO DI PUGLIA”,
filiale di Cerignola, Via Dalmazia, 5, a COLLABORARE
con loro per la realizzazione di una MOSTRA
ETNOGRAFICA nei locali della BANCA, una iniziativa di notevole spessore CULTURALE. Voluta e promossa dallostesso Dott. Gaetano Gentile, dotato diprofonda sensibilità culturale, finanziata interamente dalla BANCA.
MATTEO STUPPIELLO, I mestieri artigianali, AA.VV., Processi lavorativi e vita sociale nel Basso Tavoliere – Introduzione al Museo Etnografico Cerignolano, REGIONE PUGLIA- ASSESSORATO P.I. e CULTURA – Istituto di Storia delle Tradizioni Popolari Università degli Studi di Bari – Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna” Cerignola – Cerignola Centro Regionale di Servizi Educativi e Culturali 1989 – Foggia – stabilimenti grafico editoriale LEONE Grafiche – Foggia, 1993, pp. 107-109.