di Salvatore Delvecchio
“La Chiesa Madre, incuneata nell’isolato maggiore della Terra Vecchia, non si impone alla nostra attenzione solamente per la storia da essa espletata, bensì, ancora, per essere ricettacolo e prezioso custode di testimonianze oggettualmente “palpabili”. Con il dirottamento della Cattedrale verso il Duomo Tonti, questa antica Chiesa di S. Pietro perdeva di colpo la sua egemonia; cadeva nel buio l’intero quartiere; molti documenti venivano smarriti. Oggi, grazie a Dio, quella egemonia la chiesa la sta acquistando. Fra qualche mese sarà un patrimonio recuperato quasi del tutto e del tutto lo sarà quando si reinserirà fra quelle mura e in quel quartiere il Quadro stupendo della Madonna di Ripalta, che gli appartiene di diritto. E’ un debito che la città deve saldare in pieno. Ci siamo soffermati, in precedenza, su due Tele: quella della Pietà e l’altra del Cristo alla Colonna, comunemente nota del Salvatore. Ora diremo di un’altra, la penultima, quella di Santa Maria delle Grazie. E’ una Tela enorme, complessa, preziosa quanto e più delle prime. Anche questa, portata a nuovo dai restauri del ’72 e ’73, splende per composizione, colori e luci. E’ un inno araldico (tipico del XVI-XVII secolo); una epifania del Paradiso in carne e colori e luci: Santi, Angeli, Putti e Personaggi, nella vertigine centripeta di una composizione serrata, cantando il trionfo della Vergine: quella che si qualifica, per il senso nudo offerto al Figlio, come Madonna delle Grazie. E’ una pagina gremita di figure (fra intere solo teste oltre cinquanta). Il movimento che si effonde o converge sulla e dalla Madonna è tuttavia raccolto e semplificato dalla simmetria, maestra che ordina, placa, unifica. Con gli attributi dell’Assunta, sospesa verso l’alto da nuvole e Angeli reggenti strumenti musicali e la corona, il quadro riflette insieme le diverse ricerche espressive cinque e seicentesche. Non più bloccata in trono come nella tarda quattrocentesca Madonna omonima del Padre Eterno, ma sospesa nel cielo, in un paesaggio amplissimo, naturale e misterioso insieme. Un paesaggio: tuttavia completamente occluso dalla folla umana e celeste, ma non fino al punto da non manifestarsi, in lontananza, in un deciso orizzonte controluce, con abitazione turrita sull’estremità a sinistra e nuvolato sulla estremità” a destra”(1).
(1) – SALVATORE DELVECCHIO, Sono inesauribili nella Chiesa Madre i nostri Tesori, in “LA CICOGNA” – Quindicinale di vita cerignolana, anno IV – n° 19, 15 giugno 1982, p. 5.
Cerignola – Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Cappella di Santa Maria delle Grazie (1619) – Dipinto prima del restauro – Foto Matteo Stuppiello 24.12.1971.
Cerignola – Terra Vecchia – Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Cappella di Santa Maria delle Grazie (1619) – Dipinto restaurato – Foto Pasquale Russo (Paky) 22.10.2016.