La STORIA della nostra CHIESA MADRE o “SAN PIETRO APOSTOLO”, oggi “SAN FRANCESCO D’ASSISI”, non terminerà mai di stupirci, a causa delle infinite storie da raccontare. È una ESPLORAZIONE che non avrà mai fine. Tanti sono i SECOLI di STORIA da sviscerare e indagare. Oltre MILLE anni di STORIA sono davvero tanti!
Volgiamo lo sguardo, questa volta, alle inedite e mai citate COPERTURE della suddetta CHIESA. È la parte poco nota e indagata da un punto di vista storico, data la sua non facile accessibilità, ma beatamente “accarezzata” dal CIELO. L’enigmaticità di fondo di tutto ciò, dovrebbe segnare il passo allo stupore e agli interrogativi. In questa occasione, pertanto, poniamo all’attenzione, PER LA PRIMA VOLTA, dell’esistenza di una serie di GRAFFITI incisi sui TUFI a VISTA, posti in opera nel XVI secolo.
Permettetemi di indicare alcune date significative:
- 18 marzo 1973 – Trattasi della data in cui fu effettuata la mia prima esplorazione. Ricordo tale momento in maniera nitida. Unitamente all’amico Prof. Roberto Cipriani e su invito e sotto la guida del Parroco della Chiesa Madre, Don Tommaso Dente, esplorai le coperture della Chiesa, visto che portavo avanti, già da tempo, lo studio architettonico ed epigrafico delle stesse. L’emozione fu molto forte nel vedere le Cupolette da vicino ed in particolare nel toccare la loro muratura e ammirarne le belle coperture rivestite e protette da lunghe file di coppi in argilla, il campanile e i panorami con le coperture delle case e palazzi della Terravecchia. I nostri occhi stavano osservando una infinita distesa di tegole di argilla ben inquadrate e allineate. Una immensa gioia poter vedere da vicino i coppi della Chiesa Madre rivestiti da licheni variamente colorati, come una tavolozza cromatica. A tutto questo si aggiungevano due presenze litiche, plasticamente artistiche, molto antiche: l’AQUILA, con scolpita a tergo l’immagine del BUON PASTORE e la PIGNA poste in cima a due cupolette, reperti databili al secolo XII. Altri elementi litici reimpiegati sono presenti, murati dappertutto. Oltre a questi è incisa un’ISCRIZIONE sul TUFO CARPARO, nella parte superiore del CAMPANILE datata 1599 (1), con le CAMPANE del SETTECENTO (2). Questi reperti sono stati oggetto di trattazione.
Naturalmente notevole fu la mia attenzione ed osservazione nel “raccogliere” visivamente elementi utili alle mie ricerche. La mia attenzione fu catalizzata dai numerosi GRAFFITI incisi sui tufi a vista, delle cupolette; queste erano a “portata di mano” e, quindi, di più immediata lettura. Era una occasione da non sprecare.
- 28 Settembre 1974 – Fu il secondo sopralluogo. Lo effettuai con lo stesso Roberto Cipriani e il giovane Giuseppe Ordine. Appena usciti dal “pertugio” di forma irregolare ma sviluppantesi in altezza come una “feritoia”, oggi chiusa da un cancello di ferro, che si trova alla base del campanile, nella parte in tufo carparo, che immette direttamente sul tetto, Roberto si premurò, facendoci strada, dopo aver superato la cupola centrale, dirigendosi verso quella che sovrasta la Cappella della Madonna delle Grazie, di indicarci con enorme gioia e soddisfazione una serie di SIGLE – DATE – NOMI che annotai tempestivamente. Roberto aveva avuto più volte la possibilità di salire sul tetto.
- 5 Ottobre 1974 – Con la preoccupazione che queste testimonianze “grafiche” potessero scomparire nel tempo a causa degli agenti atmosferici sino a “dissolversi”, ritornai sul tetto munito di una macchina fotografica, previa autorizzazione del Parroco, Don Tommaso Dente, per poter scattare alcune immagini, ma soprattutto annotare con calma DATE, SIGLE ed altro.
- 5 Dicembre 1982 – Una documentazione fotografica più circostanziata la effettuai in un ulteriore sopralluogo, chiedendo l’autorizzazione al Parroco Don Nunzio Galantino. La giornata era perfetta sotto l’aspetto della luminosità. Il cielo terso, azzurro, luminoso, perfetto per effettuare DIAPOSITIVE a colori non solo dei graffiti ma anche di altro.
- 17 Gennaio 1983 – Altro ed ultimo sopralluogo, autorizzato da Don Nunzio Galantino, per poter terminare un servizio fotografico, sempre con DIAPOSITIVE a colori, ormai a restauri ultimati della CHIESA.
Con l’analisi delle numerose diapositive realizzate, avendo la possibilità durante la proiezione delle stesse di poterle ingrandire, ho potuto effettuare il “recupero” visivo-informativo di altre indicazioni riportate sui TUFI, soprattutto di quelle poco appariscenti. Aggiungo, in verità, che i dati da recuperare sono ancora tanti. All’epoca le SORPRESE, inedite, furono davvero tante e oggi le diffondiamo per la prima volta a beneficio della collettività. Aggiungiamo che, anche se pochi, sono presenti GRAFFITI anche sugli intonaci.
Dico subito che una grande scoperta fu l’aver visto il TAMBURO murario delle CUPOLETTE realizzato in TUFO a VISTA. Sapevo che il DUOMO ed altre CHIESE ed EDIFICI pubblici e privati avessero questa caratteristica decorativa risalente alla seconda metà del XIX secolo, introdotto dall’Architetto Giuseppe Pisanti di Napoli che progettò il Duomo “Tonti” e l’ISTITUTO AGRARIO “G. Pavoncelli”.Ripeto, fu una grande scoperta per me. Le estremità appuntite di attrezzi di ferro avevano lasciato un segno indelebile nella CALCARENITE, dura e compatta, come è il TUFO, del tipo “CARPARO”, come viene indicato, per la sua durezza, compattezza e resistenza agli agenti esogeni dell’atmosfera senza essere intonacato; TUFO estratto dalle cave della vicina CANOSA di PUGLIA. La realizzazione delle sei CUPOLETTE rientrava in un progetto di radicale ed ampia ristrutturazione della Chiesa Madre, effettuata nella seconda metà del ‘500. L’artefice fu il dotto ARCIPRETE NULLIUS, Don LEONARDO DE LEO.
I GRAFFITI
“M.C. / 1744 – 9 Giugno – 1721 – 1861 – 1839 – Biagio …”
“1869 – 1927 Paciello – 1849 – 1855 – 1816 – 1890 – 1809 – A.D. 1864”
“1871 /S.D. – 1878 – 1889 / D.F. – 1810 – 1811 T.E. – 1885 – 1944 F. 1824”
Questi non sono semplicemente una serie di numeri e di lettere. La grafica di ogni singolo “sgraffio” rimanda alla grafia della persona che ha intenzionalmente e manualmente effettuato l’incisione, manifestandone la sua personalità. Ogni graffito è diverso o molto diverso dall’altro. C’è chi ha voluto metterlo in evidenza, riquadrandolo o dilatando e ingrandendo le lettere. Effettuai anche delle misurazioni di alcuni graffiti più appariscenti come ad esempio: “M.C.” (b. cm. 43 x h. cm. 20) ove le due lettere risultano molto sproporzionate rispetto alla data sottostante 1744 (b. cm. 38 x h. cm. 7: 8:9) e contraddistinti da una netta e profonda linea di demarcazione; il nome “Biagio …” (b. cm. 20 x h. cm. 4: 6: 8).
I Graffiti risultano dislocati, generalmente, sulle pareti laterali di alcune finestre del tamburo delle cupolette. La loro presenza è dovuta alle zone di deambulazione, attraverso dei “passetti”, che potevano permettere la sosta e lasciare un proprio “segno” a ricordo del proprio passaggio. Trattasi, probabilmente, di operai che effettuavano lavori di manutenzione, di riparazione, di sostituzione dei coppi in argilla e di chi doveva verificare le campane o altro. Li troviamo, soprattutto, ad interessare la cupoletta sovrastante la Cappella della Madonna delle Grazie.
Il GRAFFITO che desta, a parer mio, più interesse è quello che risulta inciso riproducente la “A” sormontata da una CROCE con le tre punte appena dilatate. Questo graffito ripropone, mutuando, uno dei simboli più ricorrenti dei TEMPLARI. La qual cosa ci sconcerta e ci disorienta. Siamo portati a credere, appunto, che non si tratta di un simbolo originario dell’epoca dei TEMPLARI (sec. XII). È conosciuto il significato del TRIANGOLO con al vertice una CROCE in relazione al “Sacro Monte” del CALVARIO ove fu Crocifisso Gesù Cristo. Lo stesso significato è presente nella rappresentazione del MONTE con la CROCE in cima. Abbiamo già detto che le CUPOLETTE furono costruite nella seconda metà del XVI secolo, pertanto, possiamo immaginare che l’Arciprete Nullius, Don Leonardo De Leo, fece riutilizzare molto materiale litico tra cui fregi, iscrizioni, stemmi ed altro per la costruzione delle suddette cupolette. Nei prossimi articoli ci interesseremo degli altri materiali litici, oggi presenti, ri-utilizzati come ARCHITRAVI delle finestre poste nel tamburo in muratura. È verosimile, quindi, che molti tufi possono essere stati di reimpiego, provenienti sempre da murature demolite nella Chiesa. Questo simbolo unitamente ad altri e ne sono presenti parecchi come CROCI stilizzate in modo semplice e vario nello stile, possono corrispondere a secoli precedenti al ‘500.
Cerignola, 28 Giugno 2020 Matteo Stuppiello
Bibliografia
(1) – MATTEO STUPPIELLO, Le campane del XVIII secolo della Chiesa Madre (sec. XII) – Cerignola, 30 Maggio 2020 – www.archeoclubcerignola.com.
(2) – MATTEO STUPPIELLO, Il bel Campanile, in tufi di calcarenite di Canosa di Puglia, della Chiesa Madre ricostruito nel 1599 – Cerignola, 11 Marzo 2020 – www.archeoclubcerignola.com.