Sfogliando con parsimonia il CALENDARIO, mese dopo mese e giorno dopo giorno, abbiamo modo di vedere elencati tantissimi nomi di SANTI e SANTE unitamene alle diverse ricorrenze RELIGIOSE da onorare.
Una RELIGIOSITA’ POPOLARE, genuina, “sentita” e “carica” di tradizioni che, per intere GENERAZIONI, è stata condivisa e tramandata nelle famiglie. Altri tempi !!! Una RELIGIOSITA’ impregnata di profonda FEDE, TRADIZIONE, CULTO e DEVOZIONE,anche se, sotto certi aspetti, la CHIESA UFFICIALE si è posta e, a volte, si pone ancora in modo critico e distaccato, spesso osteggiandone le forme e le modalità più esagerate. A tal riguardo, lasciamo agli esperti della storia delle religioni, della sociologia e ad altre branche di studio, lo svolgimento delle indagini.
Molte volte ci si metteva in pellegrinaggio e lo si fa, per grazia di Dio, ancora oggi, per raggiungere i vari SANTUARI, sicuri punti di riferimento da un punto di vista spirituale. Era un voler approdare, molte volte, ad una “FONTE” RIGENERATIVA, dopo un ANNO di attesa e di fatiche.
Sappiamo che gli antichi mezzi di trasporto, per raggiungere le mete spirituali, erano i CARRETTI, poi sostituiti dai PULLMAN e in ultimo dalle AUTO. Il mezzo più efficace e punto di aggregazione umana, ancora oggi, restano i modernissimi pullman. Vividi sono i miei ricordi da bambino, e mi riferisco agli anni ’50, quando con il PULLMAN, unitamente ai pellegrini, raggiungevamo i luoghi sacri, facendo sì che l’interno del grande abitacolo, ed è giusto che venga sottolineato, diventasse un “cenacolo di preghiere” e una “chiesa in cammino” . La giornata era intensa di spiritualità. Il viaggio nel pullman, da bambino, mi suscitava una ebrezza e una gioia infinita. Al mattino presto si partiva per il Santuario o i Santuari. Iniziavano le preghiere, i canti, le litanie, le giaculatorie, nel mentre il mio viso era quasi incollato al finestrino dato che i miei occhi attenti scrutavano ed ammiravano il paesaggio. È vero, lo confesso, mi distraevo quasi sempre dal seguire ciò che si recitava comunitariamente. I tornanti nella “salita” su Monte Sant’Angelo, ma soprattutto quelli di Montevergine, facevano paura e mettevano ansia ai viaggiatori-pellegrini che, al momento opportuno, sia nei canti che nelle preghiere, aumentando il tono della voce, trovavano il modo per esorcizzare l’effetto della paura. Io, invece, cercavo di percepire, attraverso la visione del finestrino, il limite spaziale, ridotto al minimo, tra la strada e il dirupo; il tutto si ripeteva quasi sempre ad ogni tornante e ad ogni curva pericolosa. L’esperienza dei bravi autisti, d’altronde, ci rassicurava. Giunti alla meta, dopo una brevissima sosta ristoratrice, si entrava nel Santuario, si ascoltava la Santa Messa, si recitava il Santo Rosario ed altre orazioni; quindi, si passava ai canti tradizionali in vernacolo cerignolano e questi venivano intonati, con slancio di fede, dai CANTORI. Numerosi erano, in passato, gli uomini e le donne che animavano, con le loro VOCI, le navate delle Chiese e le processioni. Canti, inni, litanie venivano innalzati, con fede e genuinità, verso il Santo, la Santa, la Vergine Santissima. Ai cantori-solisti si affiancava il naturale “CORO”di quasi tutti i pellegrini, in solenne raccoglimento. Un “CORO POLIFONICO”, una epifania di voci intonate all’unisono, senza strumenti materiali, perché ciò che li accomunava e li infervorava era l’unico strumento della FEDE. Un sentire intimo che andava a toccare le corde dell’anima in ognuno dei presenti. Oggi, ne conosco solo tre di questi bravi CANTORI:
– RAFFAELE RUBINO, classe 1948, devoto di Santa Rita da Cascia ed è solo al Suo Santuario, che esprime, con la sua voce, la sua fervente fede;
– SALVATORE MORRA, classe 1968, sempre presente nei due annuali trasferimenti processionali della nostra SACRA ICONA di Maria SS.ma di Ripalta, dalla Cattedrale al Santuario, ubicato sul pianoro a picco sul fiume Ofanto, e dal Santuario alla Cattedrale della CITTA’, il quale esprime, con il canto, la sua fede, sia nelle chiese che nelle eventuali e contestuali processioni, presso il Santuario di San Gerardo Maiella, il Santuario di San Matteo, il Santuario di San Michele Arcangelo, il Santuario di Maria SS.ma di Montevergine, il Santuario di Maria SS.ma dell’Arco, il Santuario della Vergine del Santissimo Rosario di Pompei, il Santuario della Madonna del Pozzo, il Santuario di Santa Filomena martire, il Santuario della Madonna dell’Altomare ad Andria, il Santuario dei Santi Medici a Bitonto e il Santuario di Maria Vergine Incoronata, sia in Chiesa che nei TRE GIRI processionali all’esterno, intorno al Santuario.
– NICOLA CHIAUZZI, classe 1976, CANTORE nei Santuari di Santa Rita da Cascia, nel Santuario di San Gerardo Maiella, nel Santuario dei Santi Medici a Bitonto sia in Chiesa che alla processione, e, inoltre, nella nostra Chiesa di San Matteo Evangelista e nella Chiesa di San Giuseppe, dove si venerano i Santi Medici (1).
Numerosi sono i SANTUARI dove i nostri CONCITTADINI e noi stessi (almeno credo) si sono recati a venerare il SANTO o la SANTA nel giorno della FESTA ricorrente. Ricordiamo, innanzitutto, il GARGANO, sito nella provincia di Foggia: i Santuari di San Matteo Apostolo in San Marco in Lamis, San Michele Arcangelo in Monte Sant’Angelo, San P. Pio da Pietrelcina in San Giovanni Rotondo, il Santuario della Vergine Maria Santissima dell’Incoronata in Foggia, poco distante da noi, il SS.mo Salvatore di Margherita di Savoia (oggi BAT). Nella provincia di Bari annoveriamo: San Nicola di Bari, Maria Santissima del Pozzo a Capurso e a pochissimi chilometri di distanza da Cerignola, Maria SS. del Sabato e la Grotta di San Michele a Minervino Murge, i Santi Medici a Bitonto e San Sabino di Canosa di Puglia. In Campania: San Matteo Apostolo a Salerno, la Vergine del Santissimo Rosario a Pompei, Santa Filomena a Mugnano del Cardinale, San Gerardo Maiella a Materdomini, frazione del Comune di Caposele in provincia di Avellino, il Santuario di Maria SS.ma di Montevergine, il Santuario della Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia. Nelle Marche, la Madonna di Loreto e in Umbria, Santa Rita da Cascia. Nell’elencare i Santuari, forse qualche altro mi sarà sfuggito! Le “compagnie” unitamente al loro capogruppo percorrevano e lo fanno ancora tutt’oggi, lunghi percorsi a piedi, fino al SANTUARIO, pregando e osannando con i loro CANTORI. Preghiere ed inni che arrivano a toccare le corde del cuore e dell’anima.
Un ricordo personale. Vi era una signora anziana, donna di chiesa, e di essa non ho mai saputo né il nome né il cognome, domiciliata in Via “Dottore TEODATO ALBANESE / CADUTO PER LA LIBERTA’ / FOSSE ARDEATINE 24.3.1945” al civico 56, agli inizi degli anni ’50, che organizzava i viaggi per i vari Santuari con il pullman. La mia famiglia, per intero, vi partecipava. I SANTUARI di riferimento erano: la Vergine del Rosario di Pompei, Santa Filomena, San Gerardo, Montevergine, la Madonna dell’Incoronata, San Matteo, San Michele Arcangelo, la Madonna del Pozzo, la Madonna del Sabato, la Grotta di San Michele, i SANTI MEDICI a Bitonto. Quest’ultimi erano venerati, nei loro espressivi SIMULACRI, nell’antica Chiesa di San Giorgio Martire, ubicata nel centro storico, ed è li che, da piccolo, ricordo di averli visti nel giorno della Festa in una Chiesa gremita di fedeli che intonavano i canti tradizionali nel mentre si diffondeva, in tutta la navata, l’odore dell’incenso. Tutto ciò, per la sua straordinarietà, è rimasto indelebile nella mia memoria. Di alcuni di questi pellegrinaggi, conservo poche fotografie, e in particolare mi riferisco agli anni 1954 e 1955. I due Simulacri dei SANTI MEDICI furono trasferiti nel nuovo Santuario, l’attuale, ancora in costruzione, e ciò avvenne, il: “[…] 19 marzo 1963, data in cui le “sacre immagini” lasciarono per sempre la sede che le aveva ospitate per quasi tre secoli[…]” (2)“. Negli anni ’60, mio padre Michele acquistò l’auto, una SEICENTO FIAT color pastello, e fummo autonomi nell’andare nei vari santuari a noi tanto cari: San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo (che ha dato i natali a mio padre), San Matteo, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo per Padre Pio (San), l’Incoronata di Foggia, San Gerardo Maiella, Montevergine e il Santuario della Madonna del Rosario a Pompei. Si andava più volte l’anno con la mia famiglia, eravamo in cinque: mio padre Michele, mia madre Lucia, mia sorella Maria, mio fratello Antonio e lo scrivente.
Aggiungo un ulteriore ricordo, riconducibile agli stessi anni, fra le numerose “compagnie” che passavano per Cerignola, nella primavera, nella seconda metà di aprile – inizi maggio, diretti ai Santuari dell’INCORONATA, di SAN MICHELE ARCANGELO, di SAN MATTEO e sosta a San Giovanni Rotondo per P.PIO da Pietrelcina (vivente), vi erano quelle provenienti dalla Murgia, da Minervino ed altri paesi viciniori. La mia famiglia aveva un esercizio commerciale, il BAR “POSILLIPO”, ubicato in Corso Roma (oggi Aldo Moro, civico 89, attuale Sala-Mostre Servo di Dio Mons. Antonio Palladino), sin dalla prima metà degli anni ’50. L’arrivo dei pellegrini era preceduto da un sentire, in lontananza e di buon’ora, i canti, le litanie e la recita di preghiere. Molti dei pellegrini, facenti parte della “compagnia”, scendevano dai carretti poco dopo l’AGIP e procedevano ordinatamente a piedi. Molti residenti della zona Convento si riversavano sui marciapiedi per assistere all’arrivo di questi pellegrini. Infatti, correva, tra tutti, la voce: “arriv(e)n(e) i zzia z(e)ij(e)”. Questo arrivo e passaggio era atteso da tutti negli anni, praticato già da molto tempo. Una lunga e ordinata fila di CARRETTI con capanna sui quali sedevano gli anziani ed altri impossibilitati a camminare, mentre a piedi, procedevano in doppia fila ordinata i più giovani e i più piccoli. Procedevano con le loro insegne che andavano a qualificare le città di provenienza unitamente alle belle IMMAGINI dei SANTI, oggetto di venerazione dei loro SANTUARI di riferimento. I carretti e i cavalli erano bardati a festa con elementi decorativi coloratissimi, piume, pennacchi, nastri oltre da campanelli ed altro. Inoltre, si notavano molto bene gli attrezzi e gli utensili, posti esternamente alle sponde dei carretti per accendere il fuoco e cucinare, una volta arrivati a destinazione. I pellegrini, arrivati vicino la Chiesa dei PP. Cappuccini, al Convento, facevano una utile e necessaria sosta sugli scalini del sagrato. Dopo l’ingresso nella Chiesa dei Padri Cappuccini per una orazione, molti venivano presso il nostro esercizio commerciale, il BAR “POSILLIPO”, il primo che incontravano, per un ristoro, per poi riprendere il cammino, a piedi, fino all’estremo della città, all’imbocco della via per Foggia per arrivare al Santuario dell’Incoronata per poi proseguire per i noti SANTUARI del Gargano. La scena del passaggio dei pellegrini affascinava tutti, soprattutto chi era fermo sui marciapiedi. Molti si affacciavano dai balconi sul Corso, svegliati dall’osannare con canti, litanie e preghiere il Signore e i Santi. Si rimaneva veramente basiti nel costatare con quanta fede affrontavano il lungo PERCORSO con il caldo, ma anche con la pioggia e il vento, oltre ai disagi di essersi allontanati dalle comodità ed abitudini delle proprie case. L’ultima sosta, prima di risalire TUTTI sui carretti e procedere sulla Strada per Foggia, per raggiungere il Santuario dell’INCORONATA, era, come mi informava, nel 1986, il Prof. Antonio Campaniello, abitante nel PALAZZO dell’antica e nobile Famiglia cerignolana BRUNI, ubicato il Largo Matera n. 1, all’ingresso della “Terravecchia” – antico Borgo medievale, della quale lo stesso informatore era discendente per via della madre Emilia BRUNI, che i pellegrini, nel lontano passato, arrivati al Castello, effettuavano una sosta e una loro delegazione si portava nel Palazzo Bruni per onorare con la preghiera, nel SALONE della Famiglia BRUNI, il SANTO PROTETTORE di Cerignola, il BUSTO ARGENTEO del 1752 di SAN PIETRO APOSTOLO, veniva trasferito, sin dal XIX sec., nel Palazzo Bruni per evitare eventuale trafugamento in Chiesa. Tre giorni prima della Festa solenne, che si svolgeva nella vicinissima Chiesa Madre all’epoca PARROCCHIA “SAN PIETRO APOSTOLO”, il Simulacro veniva trasferito, per conto del Capitolo Cattedrale “San Pietro Apostolo”, nella Chiesa Madre, questo fino al 1923-1924. Poi nel 1934 fu trasferita la Parrocchia nella nuova Cattedrale – DUOMO “TONTI” unitamente al Busto di San Pietro, trafugato nel 1980. Queste informazioni mi furono riferite, nel 1986 dal compianto Ins. Antonio Campaniello, discendente della Famiglia Bruni (4).
Cerignola, 16 ottobre 2021 Matteo Stuppiello
Bibliografia e note
(1) – Si ringraziano i Sigg. Raffele Rubino, Salvatore Morra e Nicola Chiauzzi per la loro disponibilità nel fornirmi le informazioni e testimonianze di fede.
(2) – GIUSEPPE CANNITO, I Santi Medici Cosma e Damiano nella Storia e nel Culto – Note storiche in Bitonto – ED INSIEME, Terlizzi (BA) – Edizione Basilica Santuario, Bitonto – Azienda Grafica Fiorino, Ruvo di Puglia, 1999, p.150.
(3) – MATTEO STUPPIELLO, Ricordiamo Padre Rosario Pagano da Villa S. Stefano, Fondatore dell’Opera San Francesco D’Assisi a Cerignola, Cerignola, 24 maggio 2021 – www.archeoclubcerignola.com.
(4) – Si ringrazia la Famiglia Campaniello per la disponibilità nel mettermi a conoscenza delle informazioni inedite, nel 1986; si veda MATTEO STUPPIELLO, San Pietro Apostolo: note storiche, epigrafiche e iconografiche, in SALVATORE DELVECCHIO-MATTEO STUPPIELLO, A S.E. Mons. Vincenzo D’Addario Vescovo Coadiutore delle Diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola nel suo Ingresso a Cerignola, 29 giugno 1986 Festa di SS. Pietro e Paolo APP., Tipografia “Miulli Francesco” – Via Nazionale, 68 – San Ferdinando di Puglia (FG), 1986, p. 10.
Cerignola – ARCHIVIO MUSEO ETNOGRAFICO CERIGNOLANO (1979)