Al visitatore singolo o alle scolaresche quando si sosta nel settore dedicato alla Casa del Bracciante volta per volta l’interesse viene appuntato in modo particolare su questo o su quell’oggetto. Questa volta sul “piatto”, per prima, il piatto da tavola per il pranzo.
E’ il padre che regola il pranzo, tutti vi attingono il cibo. E si parla della dignità del padre, il padre compie un gesto e dice: “si mangia” e tutti vi attingono, un altro gesto lo interrompe perché si possa passare a bere e tutti interrompono il pasto, poi si riprende; ritmo, pausa e azione, amore e rispetto, i genitori sono genitori. Un semplice piatto, un piatto grande, di quelli che ormai non si usano più e che nessuno più conosce.
E dopo il piatto è l’asciugapanni l’”arnese” che suscita interesse del quale si vuole “sapere”, e la risposta prontamente arriva: “è una gabbia cilindrica fatta di sottili fasce di ferro da porsi sul braciere, sopra i panni” e attorno, la sera, presente il nonno o anche il papà si parlava, si raccontavano storie e favole, ma più favole. La famiglia si riuniva e così si viveva il tempo residuo della giornata.
La stanza del bracciante presso il Museo Etnografico Cerignolano è molto ricca di oggetti. Così si passa dal piatto all’asciugapanni e quindi… alla “rasola”. Un recipiente in terracotta, più o meno biconico. Un “forziere”, un contenitore d’acqua molto cara e perciò da centellinare con accortezza.
Naturalmente è il letto uno dei protagonisti indiscussi, spesso senza coperte, è fatto di sacco riempito con paglia di grano.
Si passa così da un oggetto all’altro; “E questo cos’è? A cosa serve? Come si usa?” Sono ferri da stiro viene detto, passando quindi a dire come avveniva l’accensione. Le donne dopo aver acceso i carboni, per rianimarli facevano roteare il ferro sostenuto da una mano fuori della porta, se era sera, come accadeva di solito, si assisteva al formarsi di un cerchio rosso di fuoco.
La voce che narra, come sempre avvince e suscita interesse, soddisfacendo le esigenze di sapere.
Viene così fatta capire l’importanza della conservazione dei materiali in esposizione, perché è attraverso di loro che si può conoscere come si viveva ieri e come tali oggetti si sono evoluti. Un tempo non degli altri, ma nostro.
Cerignola, 21 dicembre 2012 Salvatore Delvecchio

