Fr. BERNARDO da RICCIA
al secolo Michele Gennarelli
(*Riccia (CB) 1.11.1909 †Cesena(FO) 3.5.1966)
Abbiamo attinto dall’Opuscolo pubblicato dai Suoi Confratelli in occasione del 1°Anniversario della morte “ALL’UMILE FRA BERNARDO DA RICCIA / CAPPUCCINO MORTO SU UNA STRADA DI CESENA / IL 3 MAGGIO 1966 / LAVORATORE / AMABILE NEL VOLTO E NELL’ANIMA / BUON AMICO DI TUTTI / INDIMENTICATO E INDIMENTICABILE / I CONFRATELLI DI CERIGNOLA / NEL PRIMO ANNIVERSARIO / DELLA SUA MORTE / CON DEVOZIONE E GRATITUDINE” (1).
Un Uomo vigoroso, caparbio, convinto nel carattere, fisico asciutto, alto, forza fisica notevole e con barba fluente.
Francescano laico “cercatore”: innata la sua generosità, nulla tratteneva per se. Innamorato e convinto della sua professione di fede francescana, la esplicava con enormi sacrifici. Inesauribili ed esausti erano i percorsi sui Tratturi e Strade interne del nostro vasto Territorio per la QUESTUA nel nome di Gesù e di San Francesco d’Assisi per aiutare gli altri. Agli inizi, dal 1935, quando mandato dai Superiori venne nel Convento di Cerignola, dove è rimasto fino alla morte, si muoveva con un calesse tirato dal cavallo, successivamente sostituito con un capiente furgone.
Conosceva ogni Contrada, ogni Tratturo e Tratturello, ogni Strada interna, quelle più dissestate e quasi inaccessibili per raggiungere le Masserie, Case padronali, Case Coloniche, Rimesse, Ricoveri, Ovili, Stalle ovunque vi fosse presente l’uomo. La CAMPAGNA molto popolata, nel suo tempo e durante il suo peregrinare, era “viva” perché costituiva la forza portante della pastorizia e dell’agricoltura di Cerignola. I bambini, numerosi, costituivano il nucleo più consistente della popolazione agreste residente, facevano gran festa all’arrivo del Frate e per loro c’era sempre una caramella “pescata” dalle mani dalle dita nodose nella enorme e profonda TASCA interna, inesauribile. Pastori, Braccianti, Allevatori, persone di grande dignità e rispettose nonché generosissime, non lasciavano mai il nostro amato Fr. Bernardo andare via a mani vuote. Sostava nelle suddette case ed ambienti agricoli per portare la parola di Dio, il Vangelo, il conforto per situazioni delicate e disperate, diremmo oggi l’esclamazione di PAPA FRANCESCO rivolta ai cattolici e, in modo particolare, ai Sacerdoti e Religiosi “uscire dalle sacrestie”. Un’esclamazione, che conosciamo già dai tempi di Mons. Angelo Struffolini, Vescovo delle Diocesi di Ascoli Satriano e di Cerignola e di Mons. Antonio Palladino, Parroco della Chiesa di San Domenico Confessore. Siamo agli inizi del Novecento.
Si diceva delle campagne abitate e gestite nel lavoro da una nutrita popolazione di residenti. Erano gran parte Pastori, Allevatori provenienti dall’area garganica: San Giovanni Rotondo, San Marco il Lamis, Monte Sant’Angelo, dal Molise, dall’Abruzzo. Gente di montagna, dedita ai lavori più pesanti, che accettavano enormi sacrifici e privazioni. Fr. BERNARDO conosceva molto bene queste numerose famiglie provenienti dalle zone montagnose. Il carattere li accomunava, il “sentire” la durezza del lavoro, della sofferenza, della caparbietà. Come se Fr. Bernardo avesse un “filo diretto” con loro essendo anche Lui un uomo di montagna, caratterizzato da un comune DNA e capiva molto bene i loro problemi, le loro ansie per gli alterni raccolti e per gli armenti non sempre prosperosi.
Fr. Bernardo, un Uomo saggio, aveva sempre una buona parola per tutti, iniziando e terminando il dialogo con il motto francescano espresso da secoli “PACE E BENE”. La stanchezza non era certamente il suo punto debole; era un Uomo dalla “scorza dura”. La meta era sempre più lontana, raggiungere la vetta più alta a toccare il cielo, per gratificare ed onorare il Signore; si muoveva da solo e da solo sollevava enormi pesi (i prodotti della terra) che portava in Convento. Aveva una forza immane, pur avendo un fisico esile ed asciutto. Durante la raccolta delle olive, nel suo giro che effettuava per la questua nella contrada “San Marco”, si fermava nel nostro oliveto. Gli operai che si erano posti sulle scale per raccogliere le olive lo vedevano, insieme a noi, arrivare fin sotto l’albero e si faceva sentire con l’immancabile saluto di gioia “PACE E BENE” . E ricordo che noi tutti presenti rispondevamo con lo stesso “PACE E BENE”. Fr. Bernardo si avvicinava a mio padre Michele e con la sua pronuncia, un po’ italiana ma essenzialmente nel dialetto del paese d’origine, diventato comprensibilissimo, salutava noi ragazzi (io e mio fratello Antonio) e mio padre chiedendo del raccolto, dei prezzi. Mio padre si rivolgeva ad un operaio perché provvedesse a consegnare le olive a Fr. Bernardo. Un anno alcuni operai, che erano sempre gli stessi e sempre durante la raccolta delle olive, ci riferirono un aneddoto su Fr. Bernardo, che conoscevano molto bene come Frate “cercatore”: in una delle volte il Frate questuante fu messo a dura prova da un proprietario poco accorto della fede e della forza fisica del Frate sottovalutandolo gli disse “se sei capace di prendere da solo il sacco di grano e mettertelo sulla tua spalla è tuo”. Fra Bernardo non se lo fece ripetere due volte, lo fece con lo sbigottimento e la grande meraviglia dei presenti e fu suo.
Sempre OBBEDIENTE alla Comunità Francescana Cappuccina era pronto in qualsiasi momento. Lo vedevamo muoversi con il suo “PACE E BENE”, dipinta a caratteri cubitali, in marrone, sul suo furgone con le porte scorrevoli laterali. In famiglia lo conoscevamo molto bene, più volte mi portava insieme nelle Masserie per la questua. Tutto raccoglieva: gli davano il grano o fave o granturco o altra qualsiasi cosa commestibile; nulla rifiutava. Aveva parecchi sacchi di tela enormi e vi era uno per qualsiasi prodotto che fagocitava nell’interno e non si finivano di riempire perché enormi. Lui stava giù dal furgone e io sopra; ero ragazzo, accoglievo i recipienti pieni di santa provvidenza (come cornucopie sature) per versare il prezioso contenuto nei vari sacchi seguito dallo sguardo vigile di Fr. Bernardo a non confondere il sacco giusto, ricordava la giusta collocazione di ogni singolo sacco che conteneva prodotti diversi.
Gli venivano offerti i prodotti della Terra come le Olive che portava al frantoio che trasformava in olio; l’Uva che pigiata, torchiata trasformava in vino. Ogni anno mio nonno materno Matteo Russo, che abitava in Corso Roma 113 (oggi Sala Mostra “Servo di Dio Mons. Antonio Palladino” 89), prestava la pigiatrice e lo ha poi continuato mio padre , più volte andavo con lui a riprenderla dal seminterrato del Convento dove Fr. Bernardo effettuava queste operazioni tutto da solo.
Per la tragica morte di Fr. Bernardo la intera Città fu sgomenta. Perdere così una Figura carismatica, conosciuta, amata e stimata, fu un immenso dolore per tutti. La Comunità dei Frati Cappuccini, non avendo una propria Cappella funeraria, chiesero a mio padre il permesso di tumulare FR. BERNARDO nella nostra Cappella di Famiglia considerando l’amicizia profonda, sin dalla venuta dei Padri Cappuccini a Cerignola agli inizi degli anni ’30, della Famiglia Russo, composta dai germani Salvatore, Nicoletta, Ripalta e Matteo con i rispettivi figli, tutti abitanti nello stesso isolato tra Via Trento e Via Trieste, Benefattori con altre Famiglie sempre residenti nello stesso Rione “Posillipo”.
La salma di Fr. Bernardo fu tumulata nella nostra Cappella “MATTEO RUSSO” sulla sinistra al terzo livello, dove oggi riposa mia madre LUCIA RUSSO, Terziaria Francescana, come anche mio padre Michele. Costruita la Cappella dei Padri Cappuccini la salma fu trasferita dalla nostra “CAPPELLA di FAMIGLIA” nella loro. Il marmo per volere di tutti noi è rimasto integro e murato, spostato nella zona presbiteriale sulla parete a sinistra dell’Altare marmoreo.
Caro FRA BERNARDO, sei stato per noi tutti un punto di riferimento per la tua passione e per l’amore francescano, per la tua continua preghiera, per il tuo sacrificio e l’impegno lavorativo. Quanti dovrebbero emularTi e ricordarTi. Immensa gratitudine ti dobbiamo noi, ragazzi di ieri.
Cerignola, 1 maggio 2018 Matteo Stuppiello
Bibliografia
(1) – AA.VV., Alla luce del SS. Crocifisso – Numero Unico – Notiziario del Convento dei PP. Cappuccini – Cerignola (Foggia), Stabilimento Tipolitografico Leone Foggia, s.d. ma [1967].
La foto è tratta dalla “Pagellina” del Trigesimo (ARCHIVIO PRIVATO MATTEO STUPPIELLO)
Cerignola – Chiesa e Convento dei Padri Cappuccini – La foto è tratta da AA.VV., Alla luce del SS. Crocifisso – Numero Unico – Notiziario del Convento dei PP. Cappuccini – Cerignola (Foggia), Stabilimento Tipolitografico Leone Foggia, s.d. ma [1967] (ARCHIVIO PRIVATO MATTEO STUPPIELLO).
La foto è tratta da AA.VV., Alla luce del SS. Crocifisso – Numero Unico – Notiziario del Convento dei PP. Cappuccini – Cerignola (Foggia), Stabilimento Tipolitografico Leone Foggia, s.d. ma [1967] (ARCHIVIO PRIVATO MATTEO STUPPIELLO).
Fr. Bernardo alla Prima Comunione di un nipotino, con il M.R.P. Rosario da Villa Santo Stefano. La foto è tratta da AA.VV., Alla luce del SS. Crocifisso – Numero Unico – Notiziario del Convento dei PP. Cappuccini – Cerignola (Foggia), Stabilimento Tipolitografico Leone Foggia, s.d. ma [1967] (ARCHIVIO PRIVATO MATTEO STUPPIELLO).
La foto è tratta da AA.VV., Alla luce del SS. Crocifisso – Numero Unico – Notiziario del Convento dei PP. Cappuccini – Cerignola (Foggia), Stabilimento Tipolitografico Leone Foggia, s.d. ma [1967] (ARCHIVIO PRIVATO MATTEO STUPPIELLO).
Cerignola – “Un aspetto del Corteo alle imponenti esequie” – La foto è tratta da AA.VV., Alla luce del SS. Crocifisso – Numero Unico – Notiziario del Convento dei PP. Cappuccini – Cerignola (Foggia), Stabilimento Tipolitografico Leone Foggia, s.d. ma [1967] (ARCHIVIO PRIVATO MATTEO STUPPIELLO).
Cerignola – Cimitero Comunale – “Loculo nella Cappella Stuppiello” – La foto è tratta da AA.VV., Alla luce del SS. Crocifisso – Numero Unico – Notiziario del Convento dei PP. Cappuccini – Cerignola (Foggia), Stabilimento Tipolitografico Leone Foggia, s.d. ma [1967] (ARCHIVIO PRIVATO MATTEO STUPPIELLO).