Nel 1805, giunse inesorabile la INGLORIOSA fine della quasi millenaria PORTA della TERRA e dell’annessa TORRE dell’OROLOGIO con il loro ABBATTIMENTO, così deciso dal FEUDATARIO PIGNATELLI con il pieno consenso del DECURIONATO e della “maggior parte degl’Individui di questa Città di Cerignola”, in quanto “la PORTA detta della TERRA, come quella, che forma uno sconcio alla nostra Padria”. Una frase IRRISPETTOSA, AMARA e di profondo DISPREZZO all’indirizzo di una VETUSTA MEMORIA STORICA e TESTIMONIATIVA sia per la sua funzione di DIFESA e PROTEZIONE del BORGO sia per essere stato SPETTATORE SILENTE di un pluri-secolare camminamento di ABITANTI, FORESTIERI, RELIGIOSI, PERSONAGGI ILLUSTRI, RE di NAPOLI, SANTI … L’abbattimento fu il frutto di uno SCELLERATO compromesso tra FEUDATARIO e GOVERNO CITTADINO.
È il caso di procedere per gradi. Siamo nel SETTECENTO, secolo illuminato. Cerignola, facente parte del Regno di Napoli e di Sicilia dei Borboni di Spagna, già aveva recepito le enormi spinte culturali innovative e propulsive che venivano poste in essere nel suddetto secolo.
Ci riferiamo ad una decisione importante messa in atto e fortemente voluta dal FEUDATARIO PIGNATELLI, a tutto suo vantaggio, con il pieno consenso della Città attraverso il suo Governo, dando così, una svolta tangibile all’assetto URBANISTICO di Cerignola che andava ad interessare la zona “CASTELLO”.
Le nostre ricerche ci portano ad avere interessantissime notizie, risalenti agli inizi del SETTECENTO, di una pianificazione della zona che andava a creare una CERNIERA di collegamento tra il PIANO delle FOSSE GRANARIE e la zona CASTELLO compresa la vasta PIAZZA antistante la PORTA della TERRA e della TORRE dell’OROLOGIO che si estendeva fino alla CHIESA e CONVENTO dei PADRI CARMELITANI. Attingiamo, infatti, da un documento a stampa (1), che pubblichiamo per la prima volta, riportante una vertenza legale tra più persone, i de Martinis, il Feudatario, la famiglia Conte, la famiglia Palieri e in tempi diversi: “Con istrumento di transazione de’ 6 agosto 1749 stipulato tra l’Abate Nicolò de Martinis, e l’agente Generale dell’Illustre Conte Egmont- Fuentes, Duca di Bisaccia, e possessore di Cerignola, si dichiarò dal primo, come fin dal 1721 il Duca D. Francesco Pignatelli concedè in enfiteusi perpetua all’Abate Giovan Vincenzo de Martinis suo Zio una quantità di suoli su territorio di sua proprietà, siti in Cerignola, nel così detto Orto del Borgo, sotto l’annuo Canone di ducati 19:83, su de’ quali l’enfiteuta aveva costruito delle varie abitazioni che comprendevano la rendita della sua Abazia … i suoli concessi, ed occupati ascendevano a canne 481. E palmi 8, su de’ quali l’enfiteuta aveva edificato 47 casette […]”. Aggiungiamo che l’ABAZIA in questione è la piccola Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, oggi Chiesa di San Biagio M., all’epoca di proprietà della Famiglia de Martinis, governata nello spirituale da un ABATE della medesima (2).
Altro documento di notevole interesse è il CATASTO ONCIARIO (3) del 1742 nel quale vi è un immediato riscontro dell’assetto urbanistico della città. Così che leggendo “carta” dopo “carta” le SCHEDE dei nuclei familiari, riscontriamo la “mappatura” delle abitazioni e delle diverse STRADE ben delineate con toponimi a tutt’oggi esistenti: Strada del Carmine, Strada Borgo, Strada Costantinopoli (oggi Via Giuseppe Pavoncelli), Strada Melfi (poi Assunta, oggi Pietro Mascagni), Strada Purgatorio ed altre. Nello stesso CATASTO ONCIARIO, tra i 7 nuclei familiari dei CHIOMENTI netroviamo uno interessante per il nostro argomento; si tratta di ANTONIO CHIOMENTI di anni 46: “[…] Abita à Casa propria, consistente in più, membri Superiori ed inferiori, sita avanti la Madrice Chiesa confina con quella di essa Chiesa Madrice […]” (4). Dalla SCHEDA risulta l’acquisto di un suolo “fuor di Borgo”, dal Magnifico Primerio de Martinis al quale paga dieci carlini all’anno; l’intenzione è quella di costruire su di esso una casa (“Casa erigenda”) che sarà il PALAZZO CHIOMENTI, meglio conosciuto come PALAZZO DELLE COLONNE.
Nel SETTECENTO vi erano abitazioni (chiamati quartini) a primo piano e di minima portata costruttiva e abitativa e i PALAZZI storici siti nellaTERRA VECCHIA.
Lo storico Prof. SAVERIO LA SORSA, a tal riguardo, così si esprime: “[…] In questo periodo la città continuò ad espandersi, si costruirono nuove case, si cominciò a disegnare la linea del nuovo borgo, col corso dritto, fiancheggiato per un tratto da palazzi meno rozzi di quelli più antichi, si iniziò la costruzione della Chiesa dell’Assunta mediante le oblazioni dei fedeli e principalmente dei confratelli … Si migliorò alquanto l’igiene, perché il sudiciume era una caratteristica del paese, e nel 1782 allo scopo di evitare il grande fango che nell’inverno ingombrava la piazza e le vie, per cui non si poteva assolutamente camminare, si delibera di fare la chianchettata di pietre vive[…]” (5).
Continua il Prof. La SORSA, nel 1804 [1803 n.d.a.]: “[…] Il Duca deliberò di abbattere le case vicino all’orologio e l’orologio stesso, per edificare al medesimo punto uno nuovo, tutto a sue spese; inoltre fu demolita la antica porta della città, che era attaccata all’orologio … In quegli stessi anni si edificarono varie case in vicinanza del castello, che formarono il primo nucleo del borgo nuovo già iniziato da qualche tempo […]” (6).
Ma il decisivo assetto URBANISTICO, quasi definitivo, si discusse in pubblico PARLAMENTO il 22 aprile del 1803. Di questo ne scriveremo fra poco riportando il DOCUMENTO, ovvero la DELIBERA.
Già lo storico, nostro concittadino, TEODORO KIRIATTI, in modo molto esplicito ne descrive il “progetto”, secondo la sua visione culturale, nella sua pubblicazione del 1785: “[… ] Il ceto de’ gentiluomini di Cerignola è numeroso, e ragguardevole per lo proprio carattere sostenuto con decoro e commode abitazioni. Godono delle rendite, coltivano grosse masserie di varie industrie: usano carrozze, e calessi: le ricchezze, e le varie professioni delle quali essi dono decorati, formano il lor merito. Sonvi de’ molti giovani applicati agli studi nella Città di Napoli, intenti ad onorare se stessi, e le loro famiglie. A questi nati cittadini, si aggiungono gli altri detti acquisiti, gli quali, colle loro fatiche vivono con commodi, abitano buone case ed acquistano del danaro. Il tutto è favorevole effetto dell’industria dell’agricoltura, mezzo il più profittevole da procurarsi la felicità, che sempre paga gli uomini con usura delle diligenze che quelli hanno per praticarla … se a tali fisiche favorevoli disposizioni promotrici di dovizie si unisse la presenza del Signor D. Casimiro Pignatelli Conte d’Egmont, a questa Città da Dio dato da Padrone, qual sarebbe la sua sorte! Il suo presente patrocinio sarebbe daddovero la compiuta felicità della popolazione. Gli moderni edifizii che adornano le strade, languiscono per mancanza di selciata; il Palagio Ducale si vede compiuto con l ’ultima rifazione, ma con idea men degna del suo Signore; la piazza formerebbe un bell’atrio avanti il Palagio istesso, se le basse botteghe che lo circondano, fossero inalzate con vistoso disegno; a misura crescerebbero i profitti per S.A., ed il decoro alla Città; pe’ forastieri che passano per questa piazza posta in via Reggia, sarebbe questo un bel punto di veduta, e cagionerebbe in essi grate compiacenze. Se l’Arciprete avesse Pontificali, ed i Capitolari insigniti fossero con divisa Canonicale e la Chiesa Collegiata ingrandita a misura della popolazione, non ci sarebbe cosa da desiderare. La lontananza dunque del Padrone è di detrimento alla Città, e di afflizione a’ cittadini, speranti dalla sua clemenza rinforzi e protezione; l’ospedale, i poveri, le vedove, i pupilli, sperano misericordia ed aiuti, ed avanzamenti le arti ed il commercio. Chi non dovrebbe sotto gli auspici di sì gran Signore, Prosapia di Regii Antenati, sperare amor generoso, e paterna condiscendenza? Chi lo nominerebbe Mecenate, chi Augusto, chi Autore del secolo d’oro di Cerignola? […]” (7).
Ci sarebbe da scrivere un trattato a commento di quanto è stato “vergato” dal KIRIATTI, ma cerchiamo di attenerci al nostro argomento in oggetto. Ci sembra una “bella” pagina PITTORESCA, OLEOGRAFICA, IDILLIACA, ma così non era proprio in quel periodo.
Tra i vari problemi che la città attraversava, aggiunge LA SORSA, vi erano le grandi calamità naturali. La calamità naturale che, più di ogni altra, metteva in ginocchio i cittadini era senz’altro la “[…] siccità, che periodicamente affliggeva le campagne distruggendo ogni raccolto, e rovinando patrimoni e famiglie […]”(8) e come sua diretta conseguenza, la miseria. In questo periodo, scrive ancora SAVERIO LA SORSA, vi era un annoso problema insorto tra il Decurionato cittadino e la Casa ducale: gli Amministratori “[…] sentivano la necessità di renderla più bella e comoda per i forestieri, di migliorare l’edilizia e l’igiene, di farne insomma un centro di vita civile, col decorarla di edifici, coll’aprire nuove strade e piazze, col rendere i commerci e traffici più attivi e intensi. Così nei primi del 1803 il Conte d’Egmont si mise d’accordo coi rappresentanti del Comune per abbattere ole vecchie fabbriche dov’erano i molini, e farne comode botteghe con piano superiore da adibirsi ad uso di abitazione dei galantuomini: anche vari proprietari chiesero del suolo per edificare case comode e decenti. Ma sorse a tal proposito un contrasto tra il Comune e la Casa ducale, perché il primo non voleva che si censissero i suoli nel luogo “Spontavomero e Toppo delle Ceneri”; difatti col costruire li delle fabbriche si arrecava pregiudizio alla città, giacchè ole si veniva a togliere “la veduta di quel vasto9 orizzonte ed aria libera e salubre” e ad occupare la pubblica e antica strada che per linea dritta viene dalla capitale, dalla città di Foggia, Ascoli ecc. e d’altri luoghi; di più su quei suoli edificatori verteva controversia tra il duca e l’Università circa il diritto di proprietà. Perciò nel parlamento del 22 aprile 1803 fu nominata una deputazione di cittadini, in persona di Andrea Maria Tortora, Antonio Morra, e Leonardo Pignataro coll’incarico di accordarsi col procuratore del con d’Egmont circa la questione dei suoli, ed evitare giudizi . Il Comune voleva che nei suddetti siti e loro adiacenze non si dovesse fabbricare, e che si annullassero gl’instrumenti censuarii fatti a diversi cittadini, perché si formasse colà un largo spiazzo., per cui i forestieri che venivano dalla via di Foggia, avessero un più libero 8ingresso e dritto cammino in Cerignola. La commissione nominata insistè presso l’amministratore ducale nel sostenere ole ragioni del Comune, e riuscì ad evitare un brutto sconcio per il paese “[…]”(9).
Riportiamo, per la prima volta, IL DOCUMENTO – datato 22 aprile 1803 (10):
“Copia – Oggi, che sono li ventidue del cor(rente) mese di aprile anno 180trè, precedenti li banni, ed affissioni d’essi nella Publica Piazza, essendosi radunati nel solito luogo communemente detto il Largo de Sig.ri di Matera la maggior parte degl’ Individui di questa Città di Cerignola, si è dagli attuali Amminis(strato)r della med(desim)a D. Domenico Durante, e i suoi del Governo, coll’assistenza e presenza dell’attuale Sig.r Gov(ernator)e, e Giudice, D. Bartolomeo Riola, proposto quanto siegue – Sig.ri vi è abastanza noto che nello scorso mese di Aprile cor(ren)te anno, volendo questa Ecc(elle)n(tissi)ma Casa di Bisaccia riedeficare le Barache, ed altre fabriche, che alligate alle stesse possiede in questa Publica Piazza, e ridurle in Palazzine pretendea l’Artefice Direttore, di d(ett)e nuove faciende fabriche occupar porzione del Publico suolo della med(esi)ma, per cui n’sendendone le Sig(nori)e Loro, sene dedusse da noi, tanto in questa Resid(en)za Doganale, che nello spettabile In…della Reg(i)a Camera l’impedim(ent)o ad formam juris, come ugualm(ent)e si pratticò pure per li siti censiti da d(ett)a Casa Ecc(lle)n(tissi)ma a diversi Naturali di questa de(ett)a Città nel Luogo dicesi Spontavomero, e Toppo delle Ceneri, non solo perche colle costruende nuove fabriche, si arrecava pregiudizio alla nostra Città, giacche se le veniva a togliere la veduta di quel vasto Orizonte, ed aria libera, e salubre, che in oggi con proprietà ispira, ed ad occupare la Publica, ed antica Strada, che per linea dititta viene dalla Capitale, e dalla Città di Foggia, Ascoli, ed altri Luoghi, ma si bene per le pretensioni, che su di de(tt)i suoli si vanta questa nostra Uni(versi)tà, e come il Vic(ari)o Generale di d(ett)o Duca Ecc(ellen)za D. Giuseppe Benedetto M(ari)a Mennuni non riportato per le liti, che anzi impiega tutta la sua opera, ed efficacia per quelle allontanare, e per quanto possa esser possibile buonariam(ent)e concordarle, così coll’occasione di essersi dalla Capitale in questa n(ost)ra Padria conferito, precedente amichevole Sessione tenuta con noi, e coi nostri Deputati ad lites D. Andrea M(ari)a Tortora, D. Leonardo Pignataro e D. Antonio Morra, si è appuntato quanto siegue, ad oggetto di evitare il già detto litiggio in conseguenza qualunque dispendio in danno di questo Publico – che nei siti di Spontavomero così detto Toppo delle Ceneri, e sua adiacenza non si dovesse fabricare, e cassarsi l’Istrum(ent)i di censuaz(io)ne da d(ett)a Casa fatti, come sopra si è detto a diversi Naturali con aversi per iriti, e nulli, e colà formassi una spianata, ed empirsi i Cavi de Pedamenti già principiati, a ciò coloro che transitano, tanto dalla Capitale, che dalla Città di Foggia, Ascoli, ed altri Luoghi abbiano un libero ingresso di dritto camino, e non tortuosamenti che la nuova fabrica facienda su gli edificj possiede d(ett)a Casa Ecc(elle)n(tissi)ma in mezzo di questa Publica Piazza abbattendosi le d(ett)e Baracche, ed il suo incorporandosi a questa, sud(dett)a n(ost)ra Publica Piazza la debba far formare per linea dritta, principiando dal muro chiamata dell’Osteria, coll’andate ad attaccare a quello dell’Orologio, in cui debba terminare, lasciandoci in mezzo per comodo di questo Publico una Strada Larga ventiquattro palmi senza reato, e libera nella quale debba farci formar delle Porte alle rispettive fabriche, …. E terranee con balconi e ciò possa rendersi abitabili, e di maggior decoro della Città, il tutto finalm(emt)e in conformità, …. dal ingegnere di d(etta) Casa Ecc(elle)n(tissi)ma, e siccome la Strada anzid(ett)a viene a corrispondere nello Spiazzo …., dove si diramano diverse altre, e propriam(ente) dove in quella vi esiste l’antica rimessa di d(ett)a Casa per uso della Ducal Osteria, così se li debba permettere …. si demolisca, e possa riedificarla nel lato opposto, che corrisponde a d(ett)a Osteria, nell’istessa larghezza, e lunghezza come si osserva …. , po così può miglioram(ent)e mettere in line(ament)o lad(etta) Strada, demolendosi la Porta della d(ett)a Terra , come quella , che forma uno sconcio alla nostra Padria, ed il materiale cedersi a beneficio di d(etta) Casa Ecc(ell)en(tissi)ma , per essersi la stessa, e per essa il suo Sig(no)r Vic(ari)o Gene(ra)le legittim(ament)e obligato di far formare a spese della sud(dett)a Casa l’intiera fabrica dell’Orologio ove attualm(ent)e esiste …. Si fa presente alle Sig(nor)ie Loro, e ciò se piaccia ne diano i di loro, voti, e pareri—D. Francesco Gaeta è di voto, e parere, che tutto è quanto si è proposto vada ben fatto – D. Michele Mastrantuono, D. Santo Caputo, D. Giuseppe Rinaldi, Mag(nifi)co Isidoro Quarticelli, p(er) Michele Perrone, Mag(nifi)co Pasquale Giannatempo, Mag(nifi)co Domenico Pannolo, Sebastiano Mincolla, Sig. Alesandro di Ruocco, Mastro Vincenzo Cianci, Mastro Pasquale La Faenza, Gio(vanni) Gigantiello, Tommaso Rugiero, Romualdo Aucello, Rocco Cavallo, Nunzio Totaro, Mag(nifi)co Nunzio di Gregorio, Sav(eri)o Langione, Mag(nifi)co Trifone Pepe, Antonio Petrella, Giuseppe Conte, Angelo Gammino, Fran(cesc)o Longo, Fran(cesc)o Cocco, Andrea Lo Surdo, Aniello Giannatempo, Giuseppe Gasparro, Dom(enic)o Langione, Mastro Gioachino d’Amato, D. Vincenzo Palieri, Rugiero Mancino, Michele La salvia, Santo Lo Frese, Pasquale Borbone, Gaetano Fieni, Ignazio Trojano, Vincenzo Buono, Rocco Specchio, Felice Calvio, Mastro Michele d’Avino, Fran(ces)co Albanese, Vincenzo Giannaccari, Andrea di Girolamo, Donato Netti, Angelo Divenuto, Michele Montingelli, Gio(vanni) de Gennaro, Alberto Bufano, Gio(vanni) Pietro di Bisceglia, Michele di Vito, Felice La Salvia, Antonio Curci, Nicodemo di Bisceglia, Pasquale Faniello, Angelo Cannone, Francesco Cannone, Mag(nifi)co Federico Perrone, D. Sav[in]o Perrone, Mastro Giuseppe Netti, Mastro Salvatore Fieni, Gennaro Fieni, D. Celestino Bruni, Fran(ces)co Terraneo, Giuseppe Fratepietro, Vincenzo Morra Massarotta, Gio(vanni) Pugliese, Giuseppe Guarino d’Angelo, Abenante Colucci, Mastro Michele Colucci, Mag(nifi)co Michele Pascarella, Pasquale Traversi, Francesco Traversi, Domenico Traversi, Antonio di Martino, Gio(vanni) Quarticelli di Rocco, Mastro Nicola Stabile, Sig. Pietro Russi, Antonio Quarticelli, D. Nicola Coccia, Sig. Domenico Palieri, Michelangelo Palieri, Mastro Silvestro Rosati, Pasquale Ciffo, Nicola Cagnano, Andrea Monaciello, Luigi Cocco, Francesco Morra, Giuseppe Morra, Nicola Morra, Fran(cesc)o Penza, Attanasio Renna, Nicola Cassotta, Giu(sepp)e Sardone, D. Pietrantonio di Rocco, D. Vincenzo di Nuzzi, Mag(nific)o Luigi di Nuzzi, Dom(enic)o Santangelo, Mag(nific)o Gio(vanni) Mastantuono, Michele Morra di Patrizio, Gio(vanni) Fino, Sal(vator)e Fino, Pasquale Parisi, Fran(cesc)o Palladino, Mag(nific)o Fran(cesc)o Pannolo, Domenico Cannone, Fran(cesc)o Roccotiello, Antonio Cannone, Odoardo Laviello, Savino Chieti, Giuseppe Amarotta, Pietro Marinaro, Giuseppe Prete, Giuseppe Campanelli, Fran(cesc)o Sav[in]i Ciallanaro, Nicola Traversi, Angelo Grillo, Leonardo Montaralo, Giuseppe Fino di Vincenzo, Fran(cesc)o Giuliani, Giuseppe Santorsola, Vincenzo Monaciello, Agostino Gagliotti, Michele Campanela, Nicola di Gioia, Vincenzo Mastrarocco, M(ast)ro Ant(oni)o Masella, Ignazio Conti, M(ast)ro Ant(oni)o d’Alò, M(ast)ro Vincenzo d’Alò, Vincenzo Borrelli di Felice, Ambrogio La Viola, Massimo Giannatempo, Giuseppe Traversi, Nicola Agnano, Pietro Paolo Montingelli, Vito Monna, Tobia Specchio, Romualdo Guarino, Gio(vanni) Concilio, Angelo Pannolo, Rocco Prete, Andrea Ciffo, Raffaele Raibaldi, Gius(epp)e Bufo, Cosmo Russo, M(ast)ro Ignazio Scalzo, Giuseppe Argentino, Sebastiano Minerva, Vincenzo Andriotta, Michele Sarritiello, Michele Raffaele, Rocco Ciavarino, Dom(enic)o Nicola Penza, Gius(epp)e Izzi, Gaetano Franco, Pasquale Izzi, Teodosio di Bisceglia, [….] essendosi fatto più volte bandire dall’ordi(na)rio Serviente per ordine del Sig. Gov(ernato)re, e Giudice, se vi era altra’ persona che avesse voluto venire a dare il suo voto non ven’è comparsa altra, per cui il Parlam(en)to sud(dett)o da se stesso unanim(ament)e si è conchiuso, senza discrepanza veruna – Dom(enic)o Durante Gene(ralel)e Sind(aco) – Cristofaro Morra Prosind(ac)o – Pasquale Gallo Eletto – Bartolomeo Riola Gov(ernator)e, e Giud(ic)e – Giuseppe M(aria) Poreca Ord(inari)o Cance(llie)re – La p(rese)nte Copia è stata estratta dal suo Originale presso di me sistente, che favala Coll(………) concorda s(…) salva ed in fede – Gius(epp)e M(ari)a Poreca Ord(inari)o Cance(llie)re – vi è il sugello”.
Il documento è molto esplicito nelle richieste, naturalmente, a vantaggio dalla Casa ducale proponente. Venne così a porsi un braccio di ferro tra i due contendenti, alla fine valsero i liberi “voti e pareri” positivi dei numerosi Cittadini partecipanti alla contesa. Cosicché ci fu, a mio avviso, la capitolazione della Città.
Si giunse così agli ultimi ATTI definitivi che porteranno alla distruzione della PORTA della TERRA e della TORRE dell’OROLOGIO:
(1) Il Decurionato invia una dettagliata relazione alla CAMERA della SOMMARIA di NAPOLI, il 22 aprile 1805, riportando i vari punti discussi nel Pubblico Parlamento del 22 aprile 1803 e del successivo, effettuato il 22 Aprile 1804, con la trascrizione dei nomi e cognomi di tutti i partecipanti . Il Documento termina in questo modo: “[…] Per tanto vi dicemo ad ord(inazio)ne che sul contento nel… parlamento dobbiate informarvi, e del tutto ne farete distinta relazione a questa regia Camera, affine di darsi in vista di essa la dovuta providenza – E copia – Datae Neapoli die 2 me(….) Maii. 1805.. = Nicola di Venzo = Felice Amati = Maffaole Regii Attuario = Vi è il Sogello =” (11).
(2) Documento del 20 Maggio 1805 nel quale il Vicario Generale della Casa ducale, Don Giuseppe Benedetto Mennoni, stipula il contratto con :”[…]li Mag(nific)i M(aest)ri Muratorri Francesco Colucci figlio del q(uonda)m Ludovico, e Zaccheria Colucci figlio del q(uonda)m Antonio, e Giuseppe Gio(vanni) Caiaffa figlio del q(uonda)m Pasquale, tutti della med(esim)a , li quali di loro libera, e spontanea volontà, non per forza, e dolo, con giuram(en)to hanno asserito, e confessato, come dovendosi demolire l’antica porta, l’orologio, e Case contigue, site alla Piazza, e costruire il nuovo Orologio, e li nuovi Edificij contigui, sino alla punta della nuova Strada aperienda da una parte, e dall’altra costruirsi gli altri nuovi Edificij alle fabbriche, e Case affittate agli affittatori della Ducal Osteria, in … dal Reg(i)o Ingegnere D. Vincenzo Nicodemo, e volendo essi Cos(trutto)rì Francesco Colucci, Zaccheria Colucci, e Giuseppe Gio(vanni) Caiaffa quelle formare, e costruire, si sono offerti, ed han fatto la richiesta all’Ill(strissi)mo Sig. D. Giuseppe Bened(ett)o Mennoni Vicario G(e)n(era)le di S. A. Sig.r Conte D’Egmont , e de Fuentes, D. Giovanni Armando Pignatelli, Duca di Bisaccia, e Possessore di Cerignola, il quale avendo inerito alla di loro dimanda, si è devenuto alla p(rese)nte obbligazione, sotto li seg(uen)ti patti cioè: Primo essi Cos(trutto)ri M(ast)ri Muratori Francesco Colucci, Zaccheria Colucci, e Giuseppe Gio(vanni) Caiaffa in q(ues)ta promettono, e fa obligano demolire la d(ett)a antica porta, l’orologio, e Case contigue, site nel luogo detto la Piazza, ove dovrassi dalle fondamenta costruirsi il nuovo Orologio, e le nuove Case, e fare la pedamenta di d(ett)o Orologio, e nuove fabbriche, e la stessa, che si caverà, ed uscirà tanto dalle fabbriche vecchie, quanto dalle pedamentade sude(dett)i nuovi Edificij, lainservibile sbaracare dal luogo, ove si dovrà fabbricare, e la servibile dovrà servire; per farsene la Calce, e tutte le pietre, che usciranno da d(ett)e vecchie fabbriche da demolirsi, se dovranno essi Cos(trutto)ri conservare, per avvalersene nella costruzione di d(ett)o Orologio, e nuovi Edificij […]” (12). L’atto risulta rogato dal Notaio Giuseppe Maria Rinaldi.
(3) ATTO del 25 Maggio 1805 a firma del Notaio Vincenzo Palieri. Il documento costituisce QUELLO definitivo, riproponendo, con alcune varianti formali, il documento precedente. Alla fine dello stesso vengono apposte, per accettazione, le firme dei Maestri Muratori Costruttori, quella del Sindaco Primerio de Martinis ed altri rappresentanti del Decurionato. I vari punti precisano che i Mastri Muratori, dei quali si è già scritto, per quanto i materiali edili: “[…]con doversi loro somministrare da d(ett)o Ill(ustr)e Possessore, oltre le pietre, mattoni, ed altri materiali si ricaveranno da d(ett)e fabbriche demoliende, la Calce, li mattoni, le tegole, i Canali, le pietre vive, e le pietre Cruste dovendo andare a carico, e peso solamente de’ med(esim)i Cost(rutto)ri M(aerst)ri Muratori Colucci, e Caiaffa la terra, l’acqua, ed il Magistero[…]. Ancora si scrive di rivolgersi all’ERARIO della CASA DUCALE, “Mag(nifi)co D. Pasquale Solimine”, per quanto riguarda i costi e i conti, e al CASSIERE della CASA DUCALE D. Pasquale Biancardi. Interessante il secondo punto che riportiamo: “[…] Secondo, che fra un anno dal dì quindeci Luglio cor(ren)te anno 1805, e terminando a tutti li quattordeci med(esim)o Luglio del futuro anno 1806, la nuova fabbrica di d(ett)o Orologio, debba complet(amen)te, essere fattamente in tutte le sue parti costruirsi da essi M(astr)i Muratori in… di Colucci, e Caiaffa, e deve la fabbrica istessa essere modellata, e formata, secondo … del d(ett)o Ingegniere Nicodemo, ben noto a tutti[…]” (13). Presumiamo che la nuova TORRE DELL’OROLOGIO fu costruita nell’arco di circa un anno (1805-1806). Abbiamo ragione di credere che non è mai stata manomessa nelle sue linee architettoniche.
La TORRE DELL’OROLOGIO alta, possente e svettante, da 215 anni è lì come una VIGILE SENTINELLA, a GUARDIA dell’INGRESSO del CENTRO STORICO MEDIOEVALE, della MILLENARIA CHIESA MADRE, degli ANTICHI PALAZZI storici, delle antiche CASE e degli ABITANTI di oggi, anche se nulla ha potuto contro la forza distruttrice di una RUSPA in quel 12 gennaio 2012, mandata dall’AMMINISTRAZIONE COMUNALE, quando gli abitanti increduli e sgomenti hanno visto sentendosi, loro malgrado, inermi testimoni di uno scempio inaudito. Messi di fronte al “fatto compiuto” la ruspa distrusse “l’intera insula all’ingresso del CENTRO STORICO”. I RESIDENTI della TERRAVECCHIA e la CITTA’ intera erano stati messi difronte al fatto compiuto.
Cerignola, 15 Dicembre 2020 Matteo Stuppiello
Bibliografia e Note
(1) – “Per D. Giovanni Thomas qual Amministratore, e Mandatario Generale degl’illustri eredi Egmont – Fuentes contro il Signor Vincenzo Paliero. Nella terza Camera della G.C.C. a rapporto del Signor Giudice da decidersi, Napoli, 1828, Dalla Stamperia del Genio Tipografico Strada Trinità Maggiore n° 12, pp. 3-4.
(2) – Per la Famiglia de Martinis si veda: MATTEO STUPPIELLO, Un raro documento: l’elenco dei benefattori della Maggiore Chiesa di San Pietro Apostolo di Cerignola ai quali venivano celebrate le Messe in tutto l’anno (secc. XVI-XVII), San Ferdinando di Puglia, 2018, pp. 7-15.
(3) – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – Regia Camera Sommaria – Catasto onciario – vol. 7035 – Anno 1742 – CERIGNOLA.
(4) – [MATTEO STUPPIELLO], La chiesa del Purgatorio – REGIONE PUGLIA – ASSESSORATO P.I. e CULTURA – Cerignola – CENTRO STUDI E RICERCHE “TORRE ALEMANNA” – Centro di Servizio e Programmazione Culturale Regionale, Foggia, 1987, pp. 70-72.
(5) – SAVERIO LA SORSA (Prof.), La Città di Cerignola dai tempi antichi ai primi anni del secolo XIX, Molfetta, 1915 – Premiato stabilimento Tipografico Stefano De Bari e Figli, p. 198.
(6) – Ibid., p. 222.
(7) – TEODORO KIRIATTI, Memorie istoriche di Cerignola, Napoli – Nella Stamperia di Michele Morelli, 1785, pp. 143-144; pp. 161-163.
(8) – SAVERIO LA SORSA (Prof), La Città di Cerignola dai tempi…, op. cit., p. 195.
(9) – Ibid., pp.221-222.
(10) – ARCHIVIO DUCALE – ARCHIVIO PRIVATO AVV. SPECCHIO – CERIGNOLA, Cassetta 73 – Vol. 5 -N°10. Si ringrazia la Famiglia Specchio ed in particolare la compianta amica e socia Fondatrice delle nostre Istituzioni Culturali, la PROF.SSA GIUSTINA SPECCHIO, per avermi consentito, nel passato, di effettuarne fotocopie dei documenti, qui riportati, per poterli pubblicare in qualsiasi momento.
(11) – Ibid., il N° non risulta.
(12) – Ibid., N° 13.
(13) – Ibid., N° 12.
Consulta anche: