Se le migliaia di oggetti, attrezzi e i vari documenti testimoniativi, presenti nel Museo Etnografico Cerignolano (1979), potessero “parlare” e “narrare”, riusciremmo a scrivere e stampare innumerevoli volumi atti a “RACCOGLIERE” la loro STORIA , grande o piccola che sia.
Quante notizie inedite e interessanti rivelerebbero; le stesse narrerebbero, col FASCINO del PASSATO, la storia inedita sulla nostra CITTA’, regalandoci squarci di raggi luminosi, tanto da portarci sempre di più ad AMARLA e a STIMARLA, si SPERA.
Questa volta immaginiamo che sia un OGGETTO-MANUFATTO a far parlare di sé, della propria UMILE ma INTENSA STORIA di uno “spaccato” di vita quotidiana, grazie ad una “voce fuori campo”, portandoci indietro nel passato, tra l’800 e il ‘900.
Ci riferiamo ad un “grande” OGGETTO, indispensabile per l’uso quotidiano, la RASOLA, orcio che si teneva in casa per contenere l’ACQUA, il prezioso liquido per bere, per cucinare e per lavarsi.
La RASOLA veniva donata al nostro MUSEO, in data 20 ottobre del 1987, dal Maestro Muratore VINCENZO MICCOLI Vincenzo, nostro Capo Mastro, unitamente al suo collega, il compianto ANTONIO ORLANDO, che voglio qui ricordare, erano i titolari della Ditta Edile di nostra fiducia, nella prima metà degli anni ’60.
La voce narrante sulla RASOLA è proprio di VINCENZO MICCOLI, nato a Cerignola il 5 giugno 1936, da Domenico, contadino e da Lucia D’Alessandro, casalinga, entrambi nati a Cerignola.
L’amico Vincenzo, con la sua ottima memoria, alla veneranda età di 85 anni, ricorda molto bene che la RASOLA la tenevano in casa, in Via Giannone, 37. L’ORCIO era già stato di proprietà del NONNO che portava lo stesso suo nome: Vincenzo (*Cerignola 1885 †Cerignola 1957) ed era contadino. In casa abitavano i genitori di Vincenzo, i nonni paterni, lui e le sue tre sorelle, un nucleo familiare composto da otto persone.
La RASOLA, rispetto agli altri reperti presenti sul Museo, è degna di attenzioni per alcune caratteristiche che andremo ora a richiamare:
1. proviene dalle FORNACI(1) di Cerignola, unitamente alle altre quattro conservate presso il Museo;
2. la MAESTRIA e PROFESSIONALITA’ con la quale è stata effettuata, a suo tempo, una INECCEPIBILE RIPARAZIONE operata dall’artigiano specifico, l’AGGIUSTAPIATTI (2);
3. la EVANESCENTE BELLA COLORAZIONE, sia interna che esterna, di un TENUE VERDE PASTELLO, colore preparatorio non intenzionale, certamente non toccata da nessun pennello.
La RASOLA, acroma, come tutte le altre, è stata realizzata dai nostri bravi e stimati FORNACIAI del passato. È una RASOLA alta cm. 65,67. Non si tratta della “rasola” grande, ma di una mezza “rasola”. Questo perché vi erano diversi tipi di RASOLE, aventi variegate altezze. Le GRANDI arrivavano a ca. cm. 80. In ogni casa, ricca o povera che fosse, vi era in dotazione una RASOLA.
La lavorazione manuale veniva effettuata al TORNIO (3), nella NOSTRA la tornitura è perfetta. Le aggiunte dell’argilla modellata sono veramente curatissime. Generalmente per la RASOLA grande erano tre i “PEZZI” che l’andavano a costituire, erano già torniti: parte della BASE più stretta con parte dell’alzata, poi la PANCIA più alta e più dilatata e il terzo pezzo la parte SUPERIORE della pancia che incominciava a restringersi fino alla IMBOCCATURA circolare che andava a costituire il terzo pezzo. Queste tre porzioni di argilla lavorata, dopo una iniziale asciugatura, venivano saldati tra di loro, bagnando i margini, sempre sul tornio in azione, facendo in modo da SIGILLARLE bene tra di loro e che non fossero visibili. La parte superiore, il LABBRO, meglio chiamarla TESA, come quella di un normale PIATTO da tavola, risulta molto levigata e consumata, per via dell’uso continuo del COPERCHIO ligneo. L’originario coperchio, tondo con al centro il manico sempre di legno, veniva alzato e abbassato molte volte al giorno per via dell’approvvigionamento dell’acqua, sempre consumata con parsimonia, senza sprecare una SOLA GOCCIA d’acqua. L’ACQUA veniva attinta, dall’interno del contenitore, con un SECCHIELLO di ALLUMINIO. La TESA, fascia larga per ospitare il coperchio ligneo, serviva, grazie alla gola che il fornaciaio provvedeva a realizzare piegando il bordo arrotondato verso l’interno, ispessendolo, ma sempre restando rigorosamente all’esterno, da PRESA per le dita per poterla agevolmente alzare e spostare, non essendoci MANICI. Altra caratteristica della RASOLA cerignolana è la presenza, all’esterno, poco dopo al di sotto della TESA, di una decorazione molto sobria e appena percettibile, il marchio delle già nostre produttive, conosciute e stimate FORNACI. La continua roteazione del TORNIO di LEGNO, azionato dal PIATTO più grande posto alla base, era opera del piede del fornaciaio che, attraverso la sua spinta, trasmetteva il movimento all’asse ligneo posto in verticale collegato ad un cuscinetto metallico che a sua volta faceva girare il piatto ligneo minore superiore dove veniva posizionata la quantità di argilla da lavorare. Il FORNACIAIO, con la sua maestria e professionalità e con il solo POLLICE della mano, sfiorava l’argilla fresca riuscendo a realizzare TRE lievissimi solchi circolari PERFETTI. Sulla nostra RASOLA sono di una delicatezza impressionante! Una volta terminata la fase al TORNIO, si passava all’applicazione di una DECORAZIONE tipica della RASOLA nostrana, le QUATTRO pseudo-MANICI che non avevano nessuna funzione di presa, ma una sola funzione decorativa. Queste venivano poste a CROCE, diametralmente OPPOSTE, e consistevano in QUATTRO CORDONI di ARGILLA CRUDA applicati nella parte alta a realizzare la forma a FERRO di CAVALLO. Ma non è finita! Sulla nostra RASOLA, ma anche sulle altre “rasole”, si era soliti premere delicatamente il dito POLLICE della mano su ogni cordone per ben NOVE VOLTE. L’ultimo lieve “tocco” che ha reso la perfezione della RASOLA su ogni singola ONDA riguarda gli estremi sui quali veniva effettuata una ulteriore DECORAZIONE con la tecnica della PIZZICATA; per ben DIECI VOLTE tra gli estremi di due ONDE adiacenti. I due termini poc’anzi citatati, IMPRESSO e PIZZICATA, rimandano alla notissima CERAMICA IMPRESSA e alla PIZZICATA tipiche della civiltà NEOLITICA (ca. 8.000-9.000 anni fa). Credo che questa pratica, sconosciuta dai nostri fornaciai, venisse tramandata di padre in figlio.
In casa generalmente, per chi abitava nel seminterrato – iuso – jus(e) (4)- o a piano terra, la RASOLA poggiava non direttamente sul pavimento in COTTO di CANOSA, ma su un elemento MONOLITICO, il SOTTORASOLA – u sottarasoul(e) –. Si trattava di un unico elemento di PIETRA di TRANI, di forma circolare, realizzato dai nostri bravi SCALPELLINI, con un discreto spessore, nel nostro caso h. cm. 12. A questo elemento vi era sempre annesso e facente parte del monolite, una VASCHETTA di forma quadrata dove tramite un foro si collega al resto della sottorasola, permettendo così che la pochissima acqua raccoltasi potesse passare da un elemento all’altro. Perché tutto questo? Per evitare che potesse crearsi umidità tra la RASOLA e il PAVIMENTO e non solo. Il GRANDE ORCIO,essendo di ARGILLA, nel tempo TRASUDAVA acqua, e questa veniva a raccogliersi nel SOTTORASOLA, ancora MEGLIO nella VASCHETTA, o per di più l’acqua veniva versata di proposito per dare la possibilità agli animali da cortile, soprattutto le galline, di potersi abbeverare. Non c’è da meravigliarsi, nell’’800 e sino nella prima metà del ‘900 molti avevano animali da cortile in casa. Rappresentavano una fonte economica per tante famiglie povere ed indigenti.
In ultimo, la RASOLA di tanto in tanto necessitava di essere vuotata e pulita perché, purtroppo, sul fondo si formava una sottilissima fanghiglia e a volte vi erano anche VERMI. Quando l’acquaiuolo, che vendeva la indispensabile ACQUA, girando col carretto con il carico di BARILI –mantegn(e), versava il BARILE pieno di ACQUA nella RASOLA, la donna di casa era molto attenta a verificare che la “mantegna” o le “mantegne” fosse piena, fino all’orlo. Purtroppo, c’era l’acquaiuolo disonesto che, a volte, frodava sulla quantità.
Quando accidentalmente, per un motivo o altro, si ROMPEVA una RASOLA in minuti pezzi, tanto da non potersi riparare, era davvero un DRAMMA per tutta la famiglia, se era indigente. Sulla nostra RASOLA è possibile notare, in modo appariscente, una CUCITURA. Trattasi di un TRAUMA DA URTO, subito nel suo passato, che non ha prodotto FRATTURE IN MINUTI PEZZI, come molto spesso capitava in generale, ma semplicemente una LESIONE che va ad interessare la TESA. Lesione cha ha reso necessario l’intervento dell’artigiano: l’AGGIUSTAPIATTI. Infatti, ha realizzato veramente un PERFETTO ed INECCEPIBILE lavoro di riparazione. Ben SEDICI PUNTI METALLICI collocati ad opera d’arte, con collante collocato nella LESIONE. La RASOLA è TORNATA a “VIVERE”. La parte interna interessata dai PUNTI è perfetta. Scrutando con l’occhio attento e passando la mano sopra i punti, al tatto non si vedono e non si avvertono. Evidentemente sono stati ben LIMATI, arrivando veramente a non essere notati. Il lavoro ARTIGIANALE è stato ben eseguito. La RASOLA, per l’intera FAMIGLIA,era stata salvata e poteva continuare a svolgere la propria funzione. Non conosciamo, purtroppo, il nome di questo bravo ARTIGIANO AGGIUSTAPIATTI.
Veniamo alla bella COLORAZIONE indotta inconsapevolmente sull’argilla cotta, ACROMA, non intenzionale, che si attesta su un EVANESCENTE VERDE PASTELLO, sia all’esterno che all’interno. Si diceva non intenzionale, ma dovuto al reiterato uso pluriennale della RASOLA come contenuto per la preparazione della POLTIGIA BORDOLESE : ACQUA, SOLFATO DI RAME e CALCE, usata in campagna come ANTICRITTOGAMICO. La COLORAZIONE della RASOLA è dovuta all’OSSIDAZIONE della SOLUZIONE, una volta esposta all’atmosfera. I pigmenti del solfato di rame, disciolto nell’acqua, penetrando lentamente nello strato epidermico argilloso della RASOLA e poi sempre più in profondità, hanno formato un tutt’uno con l’ARGILLA già COTTA e questo è il risultato “indotto” conferito alla RASOLA, non più rimuovibile. Il MANUFATTO in terracotta fu trasferito dal padre di Vincenzo, Domenico, nella propria campagna, un appezzamento di terreno piantato a VIGNETO, con pozzo e fabbricato, nella Contrada “CATENACCIO”, nel nostro agro, per un utilizzo ben preciso. La RASOLA, infatti, verrà utilizzata, per molti anni, come contenitore sempre di acqua ma per preparare un miscuglio, la POLTIGLIA BORDOLESE ovvero il solfato di rame (CuSO4) disciolto nell’acqua con calce (Ossido di Calce (CaO) oppure la Calce spenta, idrossido di Calce (Ca(OH)2). La poltiglia bordolese è un anticrittogamico di contatto, ovvero di superficie. Utilizzato in fase preventiva dall’insorgere di malattie di origine fungina, come la peronospora, fungo dannosissimo. La Poltiglia bordolese veniva usata contro la peronospora della vite, dell’olivo, delle piante drupacee e pomacee e delle solanacee (particolarmente per i pomodori). Questa pratica era messa in atto da chi aveva il vigneto con la forma di allevamento della VITE ad ALBERELLO PUGLIESE (non vi erano i cosiddetti TENDONI), dell’OLIVO con la forma di allevamento a VASO SANSEVERESE e dagli ORTOLANI che coltivavano pomodori, patate ed altro. Come veniva preparata la POLTIGLIA BORDOLESE? Il SOLFATO di RAME si vendeva in grossi cristalli di colore bleu, infatti, si lasciavano ammirare per il colore, la lucentezza e per la forma. Si acquistava anche la CALCE. In campagna, appunto, si usava, generalmente, una RASOLA non più adibita ad uso domestico. Fatte le proporzioni si metteva l’acqua e la calce. Per i cristalli di solfato di rame si procedeva in tal modo: si frantumavano i grossi pezzi di cristallo avvolti in un canovaccio, era quasi sempre un lacerto di SACCO vecchio, lo si chiudeva stretto nei lembi con uno spago e si appendeva con un lungo spago ad un bastone improvvisato (una mazza) e veniva immerso nell’acqua. Per alcuni giorni si andava a verificare di quanto i cristalli passavano dallo stato solido a liquido, colorando l’acqua in un bel colore bleu, che diventava sempre più intenso man mano che passavano i giorni. Ci volevano diversi giorni perché il solfato di rame si sciogliesse completamente. Nei giorni bisognava spesso andare in campagna a far riemergere lo spago, tirando fuori dall’acqua il preparato, a muovere il canovaccio per poi rimetterlo nell’acqua; operazione che veniva ripetuta più volte. Ottenuta la completa soluzione bisognava procedere alla IRRORAZIONE della stessa sulle PIANTE. Per questa operazione ci si avvaleva della classica POMPA a ZAINO di rame con accessori in ferro che veniva prima riempita, poi posta sulle spalle, ed infine si procedeva a muovere la leva posta sulla SINISTRA dell’operatore, onde permettere il passaggio del liquido nello stantuffo interno della pompa per l’irrorazione. L’operatore, procedendo lentamente tra le piante della VITE ad ALBERELLO, riusciva con lo spruzzo, con la mano destra, dopo aver aperto la valvola per l’aspersione, tramite un cannello di metallo o di plastica molto flessibile, sotto forma di nuvola (nebulizzata) formata da minutissime goccioline, ad investire la pianta in ogni dove. Era una operazione faticosissima.
Ricordo molto bene l’utilizzo agricolo della RASOLA, la preparazione della POLTIGLIA BORDOLESE, l’operazione di carico ed utilizzazione della POMPA a ZAINO perché sono state usate e praticate sia da mio padre Michele, da mio fratello Antonio e dal sottoscritto nel nostro VIGNETO cin contrada “MEZZANELLA” posto sulla Strada Vicinale “SANTA MARIA DI RIPALTA”. E sin da piccolo osservavo mio padre irrorare il nostro vigneto ed oliveto aggiungendo e avvitando alla lancia una ulteriore cannula per lanciare più in alto la miscela. Altri tempi!!!
La RASOLA, proprio questa nostra RASOLA, ha avuto un “momento” di notevole NOTORIETA’. Spieghiamo. Nell’aprile del 1988 fummo invitati, come Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, Archeoclub d’Italia Sede di Cerignola e Museo Etnografico Cerignolano (1979), dall’allora Dott. GAETANO GENTILE, Direttore della Banca “CASSA DI RISPARMIO DI PUGLIA”, filiale di Cerignola, Via Dalmazia, 5, a COLLABORARE con loro per la realizzazione di una MOSTRA ETNOGRAFICA nei locali della BANCA, una iniziativa di notevole spessore CULTURALE. Voluta e promossa dallo stesso Dott. Gaetano Gentile, dotato di profonda sensibilità culturale, e patrocinata interamente dalla BANCA.
Ripetuti furono gli incontri tra noi e la Direzione Generale di Bari, con più sopralluoghi effettuati presso il nostro Museo. Nell’ultimo SOPRALLUOGO, effettuato il 13 ottobre 1988, noi presenti e i componenti del PROGETTO della Banca di Bari e il Direttore della Filiale di Cerignola, tra i quali il Grafico, si decise di comune accordo nello scegliere come MANUFATTO da pubblicare, graficamente sul MANIFESTO ufficiale, sul dépliant di invito, sulla copertina della brochure, la bella RASOLA. L’entusiasmo era al massimo! Il GRAFICO, Carlo Curci, fu veramente “folgorato” dalla FORMA, dalla CUCITURA, ma soprattutto dalla BELLA colorazione VERDE PASTELLO, ed evidentemente nella sua mente scattò la scintilla, e in essa già VEDEVA GRAFICAMENTE il MANIFESTO e tutto il resto.
L’immagine di questa RASOLA fu effettivamente utilizzata come elemento FIGURATIVO sul MANIFESTO ufficiale della “MOSTRA ETNOGRAFICA DELLA CIVILTA’ CONTADINA”, che vide il TRASFERIMENTO di molti SETTORI ARTIGIANALI, presenti sul MUSEO ETNOGRAFICO CERIGNOLANO (1979), nella SEDE della Banca in Via Dalmazia, 5. Tutto avvenne con il pieno CONSENSO della SOPRINTENDENZA AI MONUMJENTI DI BARI La Mostra si tenne dal 25 novembre al 28 dicembre del 1988. Fu un enorme successo e per la stessa la ESPOSIZIONE fu per parecchio tempo prolungata. Il Manifesto con la RASOLA era in ogni dove e sugli spazi pubblicitari ufficiali comunali. La RASOLA faceva bella mostra di sé nel SETTORE del FORNACIAIO presso la Sede della Banca. Fu per l’occasione, sempre dalla BANCA, pubblicata una brochure (4), dal titolo: “LA BANCA E IL TERRITORIO – IL PASSATO RISCOPERTA” – “MOSTRA ETNOGRAFICA DELLA CIVILTA’ CONTADINA REALIZZATA CON LA COLLABORAZIONE DEL CENTRO STUDI E RICERCHE “TORRE ALEMANNA”- “SCHEDE ILLUSTRATIVE” a cura di SALVATORE DELVECCHIO – MARIOLINA OCCHIONERO – GIUSTINA SPECCHIO – MATTEO STUPPIELLO, Bari, 1988, Stampato presso la Ragusa Grafica Moderna – Copertina e impaginazione: Studio Grafico Carlo Curci.
12 le SCHEDE ILLUSTRATIVE:
– IL CARRADORE
– IL SELLAIO
– IL MANISCALCO
– IL CALZOLAIO
– LO SCALPELLINO
– ANGOLO ABITATIVO DEL BRACCIANTE
– IL FUNAIO
– LE FORNACI
– LA CEREALICOLTURA
– LE CONFRATERNITE LAICALI
– LE CAMPANE DI VETRO
– LE FOSSE GRANARIE” .
Questa pubblicazione, stampata in tiratura molto limitata, fu subito esaurita, quindi, dalle nostre Istituzioni Culturali, fu ristampata (6), l’8 dicembre 1990, presso la Tipolitografia “Miulli” di San Ferdinando di Puglia, patrocinata dall’Amministrazione Comunale di Cerignola. Questa volta sia in prima che in quarta di copertina, il Prof. Salvatore Delvecchio realizzava graficamente la RASOLA e la SPIGA di GRANO, acquerellando a mano ogni singola copia.
La MOSTRA ETNOGRAFICA fu inaugurata (7) il 25 novembre 1988 alla presenza: dei Dirigenti della Banca di Bari, della filiale di Cerignola, dal Sindaco di Cerignola, dal Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, dalle Autorità cittadine e da numerosissimi invitati. L’invitato di eccezione fu il Prof. Giovanni Battista BRONZINI, Ordinario della Cattedra della Storia delle Tradizioni popolari dell’Università di Bari, da noi contattato per tenere una prolusione sulla MOSTRA e sul MUSEO.
Cerignola, 15 Settembre 2021 Matteo Stuppiello
Bibliografia
(1) – MATTEO STUPPIELLO, I mestieri artigianali – Il fornaciaio, in AA.VV., Processi lavorativi e vita sociale nel Basso Tavoliere – introduzione al Museo etnografico Cerignolano, Cerignola Centro Regionale di Servizio Educativo e Culturali – 1989 – REGIONE PUGLIA Assessorato P.I. e Cultura – Istituto di Storia delle Tradizioni Popolari Università degli Studi di Bari – Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna” Cerignola, Foggia, 1993, Leone Grafiche Foggia, p. 95; pp. 110-117.
(2) – MATTEO STUPPIELLO, L’Aggiustapiatti a Cerignola – 16 Febbraio 2018 – www.archeoclubcerignola.com
(3) – MATTEO STUPPIELLO, I mestieri…, op. cit.
(4) – MATTEO STUPPIELLO, La casa del bracciante, in AA.VV., Processi lavorativi…, op. cit. pp. 129-132.
(5) – “SCHEDE ILLUSTRATIVE a cura di SALVATORE DELVECCHIO – MARIOLINA OCCHIONERO – GIUSTINA SPECCHIO – MATTEO STUPPIELLO, CASSA DI RISPARMIO DI PUGLIA FILIALE DI CERIGNOLA – Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna” – Archeoclub d’Italia Sede di Cerignola – Museo Etnografico Cerignolano (1979) ”La Banca e il Territorio” – “Il Passato Riscoperto” – Mostra Etnografica della Civiltà Contadina realizzata con la collaborazione del Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna” – CASSA DI RISPARMIO DI PUGLIA – FILIALE DI CERIGNOLA, Ragusa Grafica Moderna, Bari, 1988.
(6) – SALVATORE DELVECCHIO – MARIOLINA OCCHIONERO – GIUSTINA SPECCHIO – MATTEO STUPPIELLO, La Banca ed il Territorio – Il Passato Riscoperto (Mostra etnografica della civiltà contadina 25 Novembre 28 Dicembre 1988) – SCHEDE ILLUSTRATIVE – Amministrazione Comunale– Assessorato Agricoltura – Cerignola 1990, Tipolitografia “Miulli” via Nazionale, 68 – San Ferdinando di Puglia.
(7) – SALVATORE DELVECCHIO, Il Passato Riscoperto, in CRP Notizie, Periodico di informazioni aziendali della Cassa di risparmio di Puglia, ANNO VII – NOVEMBRE/DICEMBRE 1988 N. 4 – Editrice Safra srl Bari, pp. 24-31.
Mi piace aggiungere che nella prima pagina dell’articolo a firma del Prof. Salvatore Delvecchio, dalla Redazione di Bari del PERIODICO Cassa di Risparmio di Puglia, viene pubblicato il MANIFESTO e inoltre, una NOTA INTRODUTTIVA:
“La Filiale di Cerignola ha ospitato nei suoi locali una interessante mostra foto-documentale organizzata dal nostro Istituto in collaborazione con il Centro Studi Torre Alemanna, l’Archeoclub d’Italia e il Museo Etnografico Cerignolano. Sulla manifestazione pubblichiamo una nota di Salvatore Delvecchio, membro del Centro Torre Alemanna e dei colleghi della filiale”.