IL PALIOTTO
Il PALIOTTO, realizzato con PREGEVOLISSIMI elementi litici MARMOREI, è collocato sul fronte dell’ALTARE, sotto la MENSA. Gli ELEMENTI MARMOREI POLICROMI, nel complesso, risultano essere assemblati in una BELLA TARSIA sino a delineare la FORMA GEOMETRICA di un TRAPEZIO ISOSCELE CAPOVOLTO. La parte MEDIANA, poggiante su di una base MARMO GRIGIO CHIARO VENATO, risulta, di poco, più AVANZATA rispetto alle due parti laterali. Tutta la BASE del PALIOTTO reca una FASCIA di MARMO GRIGIO CHIARO VENATO; nella parte superiore vi è lo spigolo vivo e, a seguire e in un modo rastremato, una cospicua prima MODANATURA che, rastremandosi ancora, porta ad una successiva più piccola. La rastrematura continua dà origine al CORPO CENTRALE dell’ARTISTICO PALIOTTO. La parte superiore, in MARMO GRIGIO CHIARO VENATO, è a forma CENTINATA ribassata che va a toccare la VOLTA dell’ARCOSOLIO. Ai due lati esterni superiori vi sono due elementi molto piccoli, costituiti dal medesimo MARMO, atti a renderne la chiusura. La parte MEDIANA, sempre costituita dal bel MARMO GRIGIO CHIARO VENATO,risulta essere più aggettante così da lasciarne evidenziare una MODANATURA e una piccola base della stessa LASTRA (FASCIA) che poggia definitivamente sulla LASTRA sottostante costituente la FASCIA CENTRALE con le due laterali del lato più lungo della forma geometrica del TRAPEZIO. L’intero perimetro del TRAPEZIO viene ad essere interessato da una FASCIA, in più elementi, di MARMO GRIGIO CHIARO VENATO. Nella parte interna registriamo due VOLUTE SIMMETRICHE LATERALI e PERFETTE nella lavorazione, in MARMO GRIGIO CHIARO VENATO, le quali fungono da DECORAZIONE all’ELEMENTO LITICO CENTRALE, corrispondente al FULCRO di tutta la RAPPRESENTAZIONE MARMOREA. Le stesse, nella parte superiore, delicatamente, lambiscono la FASCIA MARMOREA PERIMETRALE. Le due VOLUTE sono avvolte verso il centro in un processo a SPIRALE. L’OCCHIO della SPIRALE presenta una piccolissima APPENDICE costituita da una PICCOLA FOGLIOLINA che va a lambire la FASCIA MARMOREA PERIMETRALE. Il NASTRO,nel suo discendere, procede formando due ARCHI espansi o, meglio, LOBI verso l’interno e coincidenti nello stesso punto. Il NASTRO giunge fino alla FASCIA perimetrale basale ove termina il suo percorso, AVVOLGENDOSI dall’esterno verso l’interno. Un ulteriore elemento MARMOREO, sempre in MARMO GRIGIO CHIARO VENATO, si inserisce a cuneo verso l’interno tra l’arco della piccola voluta del nastro e la fascia perimetrale, si tratta di una FOGLIA TRILOBATA con evidenti NERVATURE CENTRALI. Albel MARMO GRIGIO CHIARO VENATO del NASTRO,poc’anzi descritto, fa da contrasto, positivamente, un pregevole MARMO SCURO ROSSASTRO-VINACCIA con caratteristiche VENATURE BIANCHE, SOTTILI e SPARSE.Queste succitate venature conferiscono una notevole PREGEVOLEZZA e BELLEZZA alla tipologia di MARMO in questione. Giungiamo alla descrizione delCENTRO, il FULCRO del PALIOTTO. Una CONSOLANTE e RIPOSANTE visione ci rimembra ciò che ha CUSTODITO e posto alla VENERAZIONE dei FEDELI, un prezioso sacro tesoro: la prima URNA contenente le OSSA del MARTIRE SAN TRIFONE. Questa prima URNA, con ogni probabilità, fu posta nel piccolo vano mediante l’accesso che originava dalla retrostante SACRESTIA. Infatti, un VETRO BOMBATO proteggeva le SACRE RELIQUIE dando la possibilità ai fedeli di poterle venerare. Oggi, invece, dopo il vetro protettivo, si possono notare calcinacci ed elementi di muratura che vanno a riempire il vuoto interno dopo la nuova sistemazione delle SACRE RELIQUIE nella nuova MONUMENTALE URNA DI VETRO e BRONZO della quale si è già scritto prima. È necessario considerare la BELLEZZA ARTISTICA della ORNAMENTAZIONE MARMOREA che RACCHIUDEVA le RELIQUIE del VENERATO GIOVANE SANTO della FRIGIA. A questa parte CENTRALE, fanno da ALA, tra le due VOLUTE e la ORNAMENTAZIONE centrale, già descritte prima, delle BELLE LASTRE poste in TARSIA. Sono delle LASTRE in MARMO BRECCIATO di un riposante e caldo color NOCCIOLA CHIARO e SCURO. La ORNAMENTAZIONE CENTRALE consiste in un UNICO elemento marmoreo, rimasto INTEGRO fino ad oggi, in FINISSIMO MARMO GRIGIO CHIARO VENATO, poco appariscente. La forma rimanda, grosso modo, ai RELIQUIARI TECHE METALLICHE. Nel nostro caso, sia la parte superiore che inferiore toccano la FASCIA MARMOREA PERIMETRALE. La parte superiore è rappresentata da una DELICATA FOGLIA a LAMINA ESPANSA PENTALOBATA con NERVATURE centrali a RILIEVO. Alla base della FOGLIA e per ogni lato vi è una VOLUTA dove il NASTRO si avvolge in un solo giro a spirale verso l’interno, conferendo, unitamente alla intera FOGLIA, una ricca e composita PLASTICITA’ della MATERIA, il MARMO. Il NASTRO delle due VOLUTE, poi, scende verso il centro modellandosi fino a formare un PERFETTO OVALE, mentre alla base di questo si ha un TONDO che va a toccare la FASCIA MARMOREA PERIMETRALE BASALE. Nell’interno del TONDO MARMOREO vi è una ulteriore TARSIA MARMOREA di MARMO BRECCIATO SCURO. Nel MEDAGLIONE MARMOREO vi erano le OSSA di SAN TRIFONE, giovane della Frigia (38).
IL TABERNACOLO
Il TABERNACOLO o CIBORIO ricalca, ovviamente, la medesima DECORAZIONE, la varietà dei MARMI, lo STILE del PALIOTTO posto sull’asse MEDIANO e sottostante ad esso. Il TABERNACOLO poggia su quello che risulta essere il PRIMO GRADINO o REGISTRO marmoreo. Nel considerare la PRIMA PARTE del CIBORIO, ovvero quella centrale dove è ubicata la PORTICINA e le due VOLUTE marmoree laterali, possiamo affermare che si ripropone la forma geometrica del TRAPEZIO ISOSCELE. La PORTICINA in legno, dipinta color beige, si presenta perimetrata da una CORNICETTA polimodanata con due grossi LOBI CENTINATI, uno superiormente, l’altro inferiormente. I due lati verticali della cornicetta hanno la particolarità di incontrarsi con le due estremità dei due LOBI. Gli SPIGOLI risultano essere molto accentuati tanto da spostare la cornicetta verso l’esterno. Al centro vi è artisticamente elaborata a sbalzo l’EFFIGIE del CALICE in stile barocco, mentre a tergo dello stesso, come l’aurora che sorge, si eleva, per tre quarti, la SACRA OSTIA con la presenza di RAGGI luminosi che EFFONDONO LUCE e SACRALITA’. Gli stessi RAGGI sono posti a GRUPPI, più corti, lunghi e lunghissimi. Al centro dell’OSTIA CONSACRATA notiamo a rilievo un CUORE sovrastato da una piccola CROCE. Sulla PORTICINA è possibile notare la TOPPA della serratura a sinistra con sovrapposta la mascherina metallica. Precisiamo che la PORTICINA non è l’originale, probabilmente doveva essere in metallo e ancora meglio in ARGENTO. Ora la vediamo collocata in maniera grossolana, forse TRAFUGATA, “STRAPPATA” con violenza dal TABERNACOLO. Un TIMPANO marmoreo sovrasta il TABERNACOLO. La forma a TRIANGOLO è perimetrata da una bella CORNICE in MARMO GRIGIO CHIARO VENATO, caratterizzato da una spessa MODANATURA dove va a racchiudere, nella forma triangolare, una TARSIA in MARMO BRECCIATO color NOCCIOLA CHIARO e SCURO. Al di sopra del TIMPANO vi è l’ultima struttura marmorea posta in verticale che va a completare il TABERNACOLO sulla quale veniva posto il CROCIFISSO coordinato con i candelieri posti sui GRADINI laterali. Questa struttura in MARMO GRIGIO CHIARO VENATO, realizzata a voler mutuare la forma di un TRONO, presenta la parte superiore in PIANO con lo spigolo lavorato così da ottenere una spessa MODANATURA; sotto una più piccola rastremata si presenta a spigolo vivo, mentre ai lati della FASCIA MARMOREA perimetrale, che va a terminare sulla cornice del TIMPANO, segue un movimento, tipico dello stile decorativo barocco, assumendo una forma CONCAVA. Nell’interno vi è la bella TARSIA in MARMO SCURO ROSSASTRO-VINACCIA con ricche VENATURE BIANCHE. Chiudiamo la descrizione del TABERNACOLO con la bella presenza PLASTICA MARMOREA di DUE VOLUTE prospicienti lo spessore dello stesso CIBORIO che fronteggiano, sia a destra che a sinistra, una significativa ed ARTISTICA VOLUTA in MARMO GRIGIO CHIARO VENATO in stile barocco, recante nell’avvolgimento del NASTRO e incastrata,verso l’interno nella parte superiore sinistra per chi guarda, una FOGLIA TRILOBATA con evidenti NERVATURE a RILIEVO, mentre nella base della VOLUTA il NASTRO si avvolge verso l’interno a destra.
I GRADINI o REGISTRI
Due sono i GRADINI o REGISTRI che si caratterizzano per una ORNAMENTAZIONE GEOMETRICA e una decorazione a TARSIE in MARMI POLICROMI. Il PRIMO consta di tre LASTRE rettangolari in MARMO GRIGIO CHIARO VENATO: una destra e una a sinistra, più lunghe, mentre quella centrale più corta. Quest’ultima, posta nella zona mediana, è in asse con il sovrastante TABERNACOLO. Le tre lastre rettangolari riportano la identica decorazione. Nella parte sommitale vi è lo spigolo, più spesso modanato e rastremato. La parte sottostante si presenta a SPIGOLO VIVO. Le tre LASTRE recano la TARSIA, in forma rettangolare, in MARMO BRECCIATO color NOCCIOLA CHIARO e SCURO. Inoltre, le due estremità di ogni singola tarsia, rispetto al lato minore, forma una concavità. Arricchisce ulteriormente la presenza di una decorazione a TARSIA di forma tondeggiante al centro di ogni singola lastra. La TARSIA è in MARMO SCURO ROSSASTRO color VINACCIA con VENATURE BIANCHE. Il secondo GRADINO o REGISTRO, molto più alto rispetto al precedente, reca al centro il TABERNACOLO, mentre le due parti laterali del GRADINO, singolarmente e simmetricamente, sono realizzate da una UNICA LASTRA rettangolare in MARMO GRIGIO CHIARO VENATO composto da una FASCIA che la perimetra; inoltre, al centro della stessa, si sviluppa la forma geometrica del ROMBO, leggermente compresso. Ad INTARSIO sono posizionate, nei quattro incavi esterni, quattro MARMI di colore SCURO ROSSASTRO-VINACCIA con VENATURE BIANCHE e lo stesso riguarda l’interno del ROMBO. Al CENTRO dello stesso, ad INTARSIO, vi è un perfetto TONDO in MARMO BRECCIATO color NOCCIOLA CHIARO e SCURO. I due SPIGOLI opposti del ROMBO, sulla linea orizzontale, toccano la FASCIA di MARMO GRIGIO CHIARO VENATO che presenta il lato corto CONVESSO verso l’interno. Completano la parte SUPERIORE dell’ALTARE MARMOREO POLICROMO i DUE CAPIALTARI in MARMO GRIGIO CHIARO VENATO, posti lateralmente. Questi ultimi seguono la FORMA CLASSICA di belle e perfette VOLUTE, in stile barocco, e ciò lo si evince anche dalle VOLUTE laterali dove il NASTRO si AVVOLGE a SPIRALE fino al CENTRO o OCCHIO. Sulla parte superiore di ogni singola VOLUTA poggia una LASTRA PIATTA.
LA NICCHIA
La NICCHIA si staglia maestosa e slanciata nella muratura, non poggiante direttamente sulla parte alta dell’ALTARE, ma sulla muratura molto più in alto. La stessa è rivestita da lastre di MARMO GRIGIO SCURO VENATO. La parte centrale è rastremata verso l’interno, dunque, le due parti laterali risultano più prospicienti verso l’esterno fino a costituire la parte basale dove sono posizionate le due COLONNE in PIETRA di TRANI o di APRICENA di colore BEIGE con evidenti gusci di fossili marini, poste lateralmente. Le stesse poggiano, a loro volta, su una base piccola realizzata con lo stesso tipo di marmo e, ancora, segue la BASE facente parte della COLONNA o FUSTO in MARMO BIANCO che si caratterizza, per circa metà, nell’avere una decorazione BACCELLATA fino alla sommità a diametro. L’ultima parte è il CAPITELLO di tipo architettonico IONICO in MARMO BIANCO. Precisiamo che le due COLONNE non risultano a sezione circolare ma quasi per la metà in quanto dietro la colonna risulta una muratura o semplicemente appoggiata. Sulla base della COLONNA di sinistra, per chi guarda, vi sono INCISI i NOMI dei due BENEFATTORI, i CONIUGI OTTAVIO VIETRI e TERESA CAVALLO che a proprie spese fecero realizzare la NICCHIA MARMOREA:
A DIVOZIONE DI
OTTAVIO E TERESA VIETRI (39)
Misure: – b. x h. : cm. 15:00 x cm.5:00
– b. x h.: cm. 25:00 x cm. 5:00 (40).
La parte superiore della NICCHIA si presenta CENTINATA con la parte esterna, costituita da due FASCE di MARMO BIANCO che poggiano su due CAPITELLI. La PRIMA FASCIA, quella più interna, è decorata e artisticamente lavorata quasi a riprodurre un lungo SERTO di delicate FOGLIE d’EDERA cuoriformi inserito in un ulteriore simbolo, molto stilizzato, a forma di cuore. La SECONDA FASCIA, più esterna, è molto semplice anche se nella parte SOMMITALE si evidenziauno SCUDO con i due bordi laterali che formano due belle VOLUTE. Alla base delle VOLUTE notiamo il RICCIOLO che è roteante verso l’interno e, al di sopra, arricciantesi verso l’esterno, molto più ampio e appariscente. La parte superiore dello SCUDO, sagomato a forma di VASO, reca nel CAMPO un gruppo di tre FOGLIE basali, due laterali ed una centrale più slanciata verso l’alto che, a partire dall’apice della lamina, origina uno spesso stelo che si biforca in due altri steli laterali, mentre quello centrale si sviluppa in una foglia. Ai lati, esternamente, lo SCUDO è arricchito dalla presenza di due grandi VOLUTE poste sull’ARCO CENTINATO.
Nella NICCHIA vi è una espressiva ed artistica STATUA in cartapesta di SANTA RITA da CASCIA, acquistata dal Parroco don SALVATORE MOCCIA nel 1940, in posizione stante, con misura m. 1,70.
Mi piace, ora, volermi soffermare sulla STATUA, come interessante manufatto ARTISTICO, a seguito di una notevole SCOPERTA fatta proprio in occasione della stesura dell’articolo da me scritto. Chiedevo, per conto mio, al giovane Valerio Calvio di fotografare la STATUA e di ispezionare la stessa con l’intento di verificare se vi fossero eventuali presenze di ISCRIZIONI attestanti data, autore e luogo. Infatti, Valerio, nostro Socio (41), coadiuvato dal giovane Michele Braschi e con piena autorizzazione del Parroco, don Giuseppe Gaeta, in data 20 febbraio 2023, ha effettuato gli scatti e mi faceva presente che vi era una scritta, poco comprensibile, sulla base della STATUA. Giunte le foto alla mia attenzione, dopo averle ingrandite, vedo, leggo e interpreto la ISCRIZIONE dipinta in rosso, posta sulla base, all’angolo del lato destro, che riportiamo per la prima volta:
Prem.to STAb.to
[CA]V. ARTURO TROS[O]
LECC[E] 1940”
Avvio le ricerche e scopro che la suddetta STATUA in CARTAPESTA è stata realizzata nei laboratori della conosciutissima DITTA Cav. ARTURO TROSO di Lecce. Mi piace riportate quanto scritto da Antonio A.M. Zappalà sulla citata Ditta: “[…] la ditta “Arturo Troso” di Lecce fondata nel 1902 … Nella bottega di Arturo Troso lavorava su commissione l’artista Giuseppe Manzo, di fama internazionale con una carriera densa di lavori e riconoscimenti …. Nel 1943, dopo la morte di Giuseppe Manzo, la sua bottega continuò ad operare per merito del figlio e del nipote “fino al dicembre 1959, anno in cui la storica fucina della cartapesta in via Paladini, chiuse per sempre i battenti. Oggi sia la bottega del maestro Manzo che quella della ditta Troso non esistono più e quest’arte semplice e paziente della cartapesta a Lecce resta solo un ricordo […]” (42).
Ma nella nostra antica CHIESA MADRE, sin dal 1939, vi era un’altra STATUA in cartapesta della Ditta ARTURO TROSO di Lecce, quella del SACRO CUORE di GESU’ (43) che era posizionata nella CAPPELLA del SS.mo SACRAMENTO, corrispondente al Cappellone della Madonna di Ripalta. Ora, nella NICCHIA marmorea sovrastante l’ALTARE vi è, al posto della SATUA del Sacro Cuore di Gesù, quella di SAN FRANCESCO d’ASSISI, Titolare della Parrocchia. La Statua del Sacro Cuore si trova nella sacrestia della Chiesa di San Matteo, facente parte della Parrocchia “San Francesco d’Assisi”.
La parte decorativa MARMOREA della NICCHIA fu fatta realizzare, nel 1942, dal Parroco don SALVATORE MOCCIA con il contributo finanziario dei coniugi OTTAVIO VIETRI e TERESA CAVALLO. L’opera marmorea rientrava in un restauro generale iniziato a partire dal 1938. Questi interventi di restauro e decorativi risultarono essere molto discutibili. È lecito chiedersi se la NICCHIA fosse già presente con l’antico ALTARE in MARMI POLICROMI con le decorazioni a stile. Possiamo desumere che la NICCHIA, in origine, non avesse la forma che ha oggi, ma di forma rettangolare dato che OSPITAVA la TELA (cm. 72:00 x cm. 124:00), risalente al XVII sec., che raffigurava SAN TRIFONE MARTIRE (44), perché a LUI era dedicato l’ALTARE. Oggi, la TELA è esposta nella Sacrestia del DUOMO “Tonti”.
La forma attuale della NICCHIA è stata certamente modificata per OSPITARE, nel 1919, la STATUA di SAN TRIFONE MARTIRE (45),mentre la TELA fu posizionata nella SACRESTIA della stessa CHIESA MADRE. A proposito della STATUA del Santo, riporto quanto viene scritto in un documento (46) : “[…] L’Arciprete di quel tempo, Do. Giacomo De Martinis, dedicò Santo una Cappella nella Chiesa Cattedrale, vi collocò un artistico quadro che venne sostituito da una statua, e poi da un’altra che tuttora si venera su di un altare in marmo, a’ cui piedi, in una ricchissima urna si conservano le insigne Reliquie del Santo[…]”.
Aggiungo che, nel 1934, con l’avvenuto trasferimento della CATTEDRALE, passata nel DUOMO “TONTI”- Parrocchia “San Pietro Apostolo”,al posto della Statua di SAN TRIFONE fu collocata la STATUA di SAN LUIGI GONZAGA, proveniente dalla demolita CHIESA dei PADRI CAPPUCCINI (47). Nel 1940,la STATUA di SANTA RITA fu collocata in una delle due nicchie laterali (48) della Cappella del SS.mo Crocifisso presso la Chiesa Madre. Nel 1942, la Statua di San Luigi fu trasferita sull’ALTARE MARMOREO MONUMENTALE, costruito per il Santo, dal Parroco don Salvatore Moccia, nella Cappella della Madonna delle Grazie, proprio dove, ora, vi è l’accesso intercomunicante dalla navata laterale di sinistra con l’Ufficio Parrocchiale, mentre la Statua di Santa Rita fu collocata, definitivamente,sul SUO ALTARE dove è presente sino a tutt’oggi.
È possibile che, ad oggi, nella Chiesa Madre non sia rimasto un benché minimo segno di appartenenza a San TRIFONE MARTIRE, Protettore Minore della CITTA’ di Cerignola? Eppure, i vari ARCIPRETI NULLIUS, i vari VESCOVI e l’antico Reverendissimo CAPITOLO “SAN PIETRO APOSTOLO” hanno celebrato, con continuità, la festività del Santo. È INNEGABILE il GRANDE MERITO che va indirizzato a Mons. GIOVANNI SODO per il SUO incisivo slancio di fede verso il SANTO con il ripristino della FESTIVITA’ SOLENNE. Infatti, il nostro concittadino Mons. SERGIO di GIOIA, Teologo della Cattedrale scrive: “[…] Un altare gli viene dedicato, una immagine rozzamente dipinta rimane a ricordare il grande prodigio. Ma il tempo e l’amara ingratitudine cercano di oscurare questo insigne favore del Cielo, quando un vescovo pio, Mons. Giovanni Sodo, si accorge che questa popolazione comincia a perdere il ricordo delle sante memorie e per richiamare i fedeli alle tradizioni religiose degli avi pensa di rimettere in onore il culto del Martire glorioso, di ridare a Cerignola il Patrono dei suoi campi. Pensa ed ardisce, cosa che sarebbe parsa impossibile, chiedere i resti sacri di quel corpo martoriato, perché nel silenzio della Chiesa di Roma passino ad essere venerate nella nostra vetusta cattedrale […]” (49).
Per chi dovesse fermarsi, oggi, ad osservare la suddetta CAPPELLA risulta non esserci nessun antico “SEGNO” del passato come una ISCRIZIONE, uno STEMMA, un AFFRESCO o altro che possa far esplicito riferimento o attestazione del CULTO e della DEVOZIONE verso SAN TRIFONE PROTETTORE MINORE da parte della CITTA’ di CERIGNOLA, sin dal XVI secolo, nonostante la SOLENNE OFFICIATURA dell’intero REVERENDISSIMO CAPITOLO “SAN PIETRO APOSTOLO”. NULLA. Cosa che, invece, nelle altre ANTICHE CAPPELLE presenti della CHIESA MADRE ritroviamo rispetto a “SEGNI” declinate come DATE, ISCRIZIONI, STEMMI ARALDICI e NOMI dei COMMITTENTI che, nonostante le tantissime vicissitudini nei vari secoli trascorsi, sono riusciti a “sopravvivere” incolumi.
Nelle interessanti interviste effettuate, in data 3 e 18 marzo 2023, alla Sig.na FILOMENA BELLIFEMINA, mia conoscente da diversi anni, che ringrazio vivamente per la sua disponibilità nel raccontarci della devozione e del culto a SANTA RITA da CASCIA nella CHIESA MADRE – PARROCCHIA “San Francesco d’Assisi”, sono venuto a conoscenza di interessanti NOTIZIE che sarebbero andate inesorabilmente dimenticate e perdute per sempre.
La carissima Filomena,entrando nei suoi indimenticabili ricordi più cari, mi ha parlato con gioia della sua cara madre CATERINA DIGIGLIO (50), animata da una profonda devozione verso SANTA RITA da CASCIA, nonché “ZELATRICE” del CULTO verso la medesima SANTA invocata per i CASI IMPOSSIBILI. La signora CATERINA e, poi, con la figlia Filomena curava l’ALTARE dedicato alla SANTA con l’intento di tenerlo sempre in ordine e pulito: nel lavare e stirare le candide tovaglie, nel tirare a lucido la suppellettile in metallo come il Crocifisso mobile e i candelieri, nel non far mancare i fiori nell’adornare sia l’ALTARE che l’interno della CAPPELLA,nell’accensione delle luci e delle candele e, soprattutto, nella pulizia del SIMULACRO della Santa unitamente alla lucidatura degli elementi di complemento in metallo come l’AUREOLA e il CROCIFISSO. Era loro compito curare lo svolgimento dei GIOVEDI’ a SANTA RITA che precedevano la FESTA. Si assumevano, altresì, il compito di consegnare ai devoti, posizionate dietro un semplice tavolino in Chiesa, le ROSE e le IMMAGINETTE per le quali venivano elargite delle OFFERTE in denaro che venivano, poi, consegnate al Parroco. La STATUA di SANTA RITA, nei giorni della FESTA, restava presso il SUO altare, posto nella Cappella, a LEI dedicato. Alla mia esplicita domanda circa lo svolgimento della PROCESSIONE, la sera della FESTA, del SIMULACRO della SANTA, FILOMENA mi ha risposto con un categorico: NO !!! Mai uscita in processione a ricordo mio e di mia madre, mi chiarisce. I ricordi della suddetta si riferiscono agli anni ’40 del ‘900. Le rivolsi un’altra domanda circa il punto di avvio del declino devozionale e cultuale verso la SANTA nella Chiesa Madre. La risposta che mi è stata data fa riferimento al preciso momento in cui iniziarono i RESTAURI della CHIESA da parte della SOPRINTENDENZA, ovvero nel 1977. Tutta la CHIESA fu interessata, in modo capillare, sia all’interno che all’esterno, da lavori di restauro e di ciò ne sono testimone perché seguii personalmente i lavori. La signora Filomena mi aggiunse che il Parroco diede in affidamento temporaneo, proprio per la profonda fiducia verso la Famiglia Bellifemina, la statua di San Francesco d’Assisi, il mezzo busto ligneo dorato del ‘600 di San Marco, l’Ostensorio e diversi altri manufatti sacri di valore che furono, poi, tutti restituiti al termine dei suddetti restauri. Con la riapertura della CHIESA, purtroppo, il culto e la devozione a Santa Rita cadde nell’oblio. È doveroso segnalare che SANTA RITA veniva venerata, sin dagli inizi degli anni ’30, nella CHIESA di CRISTO RE, Parrocchia di “CRISTO RE E MARIA SS. DEL SABATO” nel RIONE SENZA CRISTO (51). In tale rione, vi era una forte devozione verso la Santa tanto da solennizzarla con una grande FESTA composta da manifestazioni sacre interne ed esterne come la PROCESSIONE del GRUPPO STATUARIO. Oggi, la solennità della FESTA a SANTA RITA DA CASCIA si svolge presso la monumentale CHIESA di “CRISTO RE”, amministrata dai PADRI SALESIANI.
A chiusura, mi piace segnalare che in dotazione del Museo Etnografico Cerignolano (1979) vi sono una ricca serie iconografica riferita a Santa Rita da Cascia di: Immagini a stampa, santini, medaglie; quadri, libri e opuscoli devozionali…
Cerignola, 22 maggio 2023 – Festa di Santa Rita da Cascia Matteo Stuppiello
Bibliografia e note
(38) – Non abbiamo un riscontro circa la presenza nel MEDAGLIONE MARMOREO di una piccola parte di OSSO di SAN TRIFONE MARTIRE, sin dal 1819, o di un RELIQUIARIO mobile. Il Prof. ANGELO GIUSEPPE DIBISCEGLIA scrive quanto segue: “[…]In effetti, la Cattedrale cittadina già conservava un frammento delle ossa del santo, così come si evince dalla “Risposta ai singoli quesiti del Capo. IV delle istruzioni per la Visita Pastorale data dall’Arcidiacono Mons. Vincenzo Macchiarulo a Sua Eccellenza D. Angelo Struffolini, Vescovo delle diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola, 1902, vol.IV: Appendice, p. 1132, che così riport: “Teca di argento di forma ovale con doppio cristallo contenente = particulam ex ossibus Sanctis Tryphonis come da autentica del 24 Maggio 1819 di Fra Bartolomeo Menocchi Prefetto del Sacrario Apostolico” in “Vita e Martirio del Glorioso Frigio San Trifone…, op. cit. p. 49. In GIOVANNI SODO, Notificazione…, op. cit., a pag. 8, troviamo scritto: “[…] Tali santissime Reliquie sono collocate sotto l’altare del Santo dedicato nella Chiesa Cattedrale e fra breve tempo saranno rinchiuse in altra urna artistica che si va preparando[…]” . Il RELIQUIARIO che si conserva, ancora oggi, nella Cattedrale “San Pietro Apostolo” – Duomo “Tonti”, fotografato, su mia cortese richiesta, il giorno 6 maggio 2023, dal Socio Antonio Forina, dietro autorizzazione del Parroco d. PIO CIALDELLA, ai quali giungano i miei doverosi ringraziamenti, non reca nessuna iscrizione o data sul metallo, tanto mi viene confermato dall’amico Antonio Forina. Si legge, scritto a mano su di una carta con un antico inchiostro marrone, “S. Tryphonis”, incollato e posizionato sotto il minuscolo FRAMMENTO OSSEO del SANTO Martire. È il RELIQUIARIO mobile che veniva esposto, nel giorno della FESTA, dal Sacerdote sul DOSSELLO, davanti alla MONUMENTALE URNA di BRONZO e CRISTALLO, contenente le SACRE e VENERATE OSSA del SANTO, per permettere ai presenti di baciare la reliquia. A questo punto ci chiediamo, le OSSA furono messe prima in una semplice URNA metallica o furono poste nell’interno del MEDAGLIONE marmoreo del PALIOTTO, immaginando la sua CAVITA’ come URNA? E se così fosse, questa CAVITA’ è stata realizzata per la circostanza o era presente prima? A tal riguardo, nell’intento di dipanare tali dubbi, trascriviamo un brevissimo stralcio, tratto da “LA CROCE” – Napoli – ANNO XX – N. 21, donatomi dall’esimio e stimatissimo collaboratore, il compianto Mons. MICHELE DE SANTIS, che me ne fece dono il 18.2.1990, nel quale viene riportata la interessante CRONACA della festa con l’arrivo dell’URNA, il giorno 16 Maggio 1917, presso la Stazione Ferroviaria di Cerignola e portata processionalmente da Mons. Giovanni Sodo su di una carrozzella addobbata di fiori, percorrendo tutto il Corso principale fino alla Cattedrale – Chiesa Madre: “ Traslazione delle sacre Reliquie del Corpo di S. Trifone Martire da Roma a Cerignola”: […]”L’urna sacra fu collocata sopra un trono all’uopo preparato ove era esposto altresì il quadro antico del Santo, dipinto del secolo XVII, ove resterà fin al termine delle feste, che sono accompagnate da continui pellegrinaggi, per poi richiudersi sotto l’altare marmoreo, dedicato in Cattedrale al Santo Patrono[…]” . L’URNA, dunque, ci piace pensare fosse di metallo e che, terminata la festa, venisse RINCHIUSA“SOTTO L’ALTARE MARMOREO”. Poi, nel 1919, le SACRE OSSA furono collocate nell’ARTISTICA MONUMENTALE URNA in VETRO E BRONZO, sotto l’altare davanti al PALIOTTO, fino al 1934, quando ci fu la TRASLAZIONE nella nuova CATTEDRALE – DUOMO “Tonti”.
(39) – OTTAVIO VIETRI (* Cerignola (FG) 02.01.1912 †Cerignola (FG)20.12.1989), figlio di Adolfo e di Angiola Specchio. Abitava in Via Vittorio Veneto n. 45. Coniugato con Teresa Cavallo. TERESA CAVALLO (* Cerignola (FG) 20.01.1913 †Cerignola (FG) 14.11.1978), figlia di Giuseppe e di Chiara Palieri. Abitava in Via Vittorio Veneto n. 45. Coniugata con Ottavio Vietri. Miei carissimi ed amabilissimi parenti. La suocera di Ottavio, zia Chiara Palieri (*Cerignola (FG) 12.05.1878 †Cerignola (FG) 18.08.1970), figlia di Nicola e di Ripalta Dibisceglia, quest’ultima era sorella del mio bisnonno Giuseppe Dibisceglia, nonno materno di mia madre Lucia Russo. I dati anagrafici sono ricavati dall’Ufficio Comunale Cimiteriale di Cerignola. I cari Ottavio e Teresa erano devotissimi di Santa Rita da Cascia.
(40) – I rilievi sulle due ISCRIZIONI, incise sulla base marmorea, sono stati effettuati dal giovane Valerio Calvio, Socio dell’ Archeoclub d’Italia APS Sede di Cerignola, Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna” e del Museo Etnografico Cerignolano (1979), il 28.3.2023, con piena autorizzazione del Parroco, don Giuseppe Gaeta.
(41) – il nostro giovane Socio, Valerio Calvio, coadiuvato dal giovane Michele Braschi, in pari data, su mia esplicita richiesta, sono riusciti, durante la ispezione, ad individuare e fotografare delle ISCRIZIONI. Sulla RAGGIERA metallica di Santa Rita, dietro la fascia metallica orizzontale vi è l’incisione della seguente ISCRIZIONE: “A DED. CONIUGI CONTE LAFAENZA / A.D. 1948 PARROCO DON SALVATORE / MOCCIA”. Dietro il CROCIFISSO in metallo di Santa Rita risulta incisa la seguente ISCRIZIONE: “A DED. CONIUGI CONTE LAFAENZA / A. D. 1948 PARROCO DON SALVATORE / MOCCIA”. Sul margine dello stesso vi è un’altra incisione: “FAB. ARG. SACRA S. LECLERC E FIGLIO ROMA”.
(42) – ANTONIO A. M. ZAPPALA’, Una statua del cartapestaio leccese Giuseppe Manzo in provincia di Catania, pubblicato l’11.10.2017 in fondazione terra d’Otranto.
(43) – MATTEO STUPPIELLO, Chiesa Madre – Altare del 1787…, op. cit., vedi nota (3). Nell’articolo ci sono interessanti riferimenti e citazioni a proposito dell’argomento in oggetto.
(44) – MATTEO STUPPIELLO, San Trifone Martire…, op. cit.
(45) – Della STATUA, oggi, non è rimasto nulla tranne la RAGGIERA metallica. Tanto mi conferma l’amico Antonio Forina, Socio dell’Archeoclub d’Italia APS di Cerignola, che ringrazio. A proposito della suddetta STATUA, il Can. SERGIO DI GIOIA scrive: “[…] Oggi quelle ossa sono raccolte in un’artistica urna di bronzo, dono della Signora Clementina De Nittis Gatti e su di essa troneggia la bella statua del Martire giovinetto, che i coniugi Anna e Luigi Vairo donarono alla Chiesa […]” da “Note Storiche” in Dott. SERGIO DI GIOIA, Orazioni Panegiriche…, op. IX. Sulla STATUA di SAN TRIFONE MARTIRE mi veniva riferito verbalmente, in data 11.11.1989, dal compianto Can. Teologo Mons. MICHELE DE SANTIS che: “[…] Fu proprio Mons. Sodo che commissionò la statua del giovane martire; la stessa , in cartone romano, veniva portata solennemente in processione almeno fino agli anni ’30. Nella Cattedrale Tonti durante il Triduo e la festa la statua era collocata sulla destra dell’Altare Maggiore; per l’occasione venivano distribuiti il “pane di S. Trifone” e una candelina[…]”, da MATTEO STUPPIELLO, S. Trifone martire…, op. cit.
(46) – In “Brevissimi Cenni Storici” – Immagine della STATUA di SAN TRIFONE MARTIRE sul recto, mentre sul verso i Brevissimi Cenni Storici – [s. l., s. d. ma 1926].
(47) – “[…] Con il trasferimento, nel 1934, della Parrocchia … di “San Francesco d’Assisi”, istituita nel 1911, nella seicentesca Chiesa dei Padri Cappuccini e demolita nel 1933 per far spazio alla Piazza Duomo, fu trasferita nella Chiesa Madre, dopo essere stata di appoggio nell’Istituto delle Suore “San Vincenzo”, difronte al Duomo (vedi “Diario Sacro di Cerignola – Parrocchia di S. Francesco d’Assisi in “VITA NOSTRA” – Bollettino delle Diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola – Anno i – Nnum. 10 – 1° ottobre 1933, p. 15[…]” da MATTEO STUPPIELLO, Chiesa Madre – Altare del 1787…, op. cit., nota 3.
(48) – Le notizie mi furono fornite, nel 1974, dalla Sig.na LUCIA PALIERI (* Cerignola (FG) 20.12.1897 †Cerignola (FG) 10.1.1975), figlia di Michele e di Maria Mennuni. Per la ricerca dei dati anagrafici, ringrazio l’amico, Sig. NICOLA BORRELLI. La Sig.na Lucia Palieri, nubile, sarta in pensione, mia collaboratrice, abitava con il fratello LUIGI, scalpellino in pensione, celibe, in Via Piazza Vecchia, n° 42. Donna di chiesa e di profonda religiosità, frequentava sia la Chiesa di San Giuseppe Patriarca che la Chiesa Madre – Parrocchia “San Francesco d’Assisi”. Le due Chiese erano poco distanti dalla sua abitazione. Dotata di notevole generosità, donò alcuni oggetti e manufatti personali per il costituendo Museo Etnografico Cerignolano (1979).
(49) – Dott. SERGIO DI GIOIA, Panegirico di S. Trifone Martire Patrono di Cerignola…, op. cit., pp. 46-47.
(50) – CATERINA DIGIGLIO (*Cerignola (FG) 27.5.1915 †Cerignola (FG) 5.8.2005), figlia di Tommaso e di Maria Borrelli. Coniugata con Alessandro Bellifemina, padre della nostra collaboratrice Filomena Bellifemina. Abitavano in Via Chiesa Madre, n. 8.
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13 – Sig.ra Teresa Cavallo – La foto formato Tessera non reca nessun tipo di indicazione.
14 – Cerignola – Contrada Santa Maria di Ripalta – Santuario campestre di Maria SS.ma di Ripalta – Sig. Ottavio Vietri – Foto Matteo Stuppiello 3.1.1982.