Il nostro esteso AGRO è costellato da insediamenti ARCHEOLOGICI a partire dalla PREISTORIA, con il NEOLITICO, fino ad arrivare al MEDIOEVO. Parecchi sono stati i rinvenimenti di SITI archeologici, ignoti prima, da noi individuati e segnalati alla competente Soprintendenza Archeologica di Taranto, a partire dagli inizi degli anni ’70.
Quasi tutti i siti Archeologici messi in luce da lavori di SCASSO profondi. Infatti l’aratro dissodatore nel suo lento ed inesorabile procedere travolgeva tutto, “ferendo” profondamente gli strati geologici sottostanti. Era il periodo della trasformazione agricola, già in atto da tempo, nelle quali l’antica e tradizionale forma di allevamento della VITE, ad ALBERELLO pugliese segnava il passo al così detto allevamento a “TENDONE” che andava a soppiantare la precedente forma ad ALBERELLO perché più produttivo nella quantità di uva anche se a discapito della qualità. Molti furono, nel passato, gli oliveti e mandorleti coltivati in forma promiscua che subirono in modo violento e totalizzante l’effetto dell’ARATRO DISSODATORE. Bisonti meccanici che tutto strappavano dal “ventre” della terra, trasferendo in superficie, le piccole e grandi SCAGLIE di CRUSTA che poi venivano in parte polverizzate con grosse FRESATRICI e in parte raccolte, trasportate ed accumulate ai margini dell’appezzamento. E tra queste CRUSTE che si celavano in modo poco visibili le enormi quantità di reperti “strappati” dalle viscere della terra. La fine degli insediamenti plurimillenari ridotti in un esteso “TAPPETTO” di frammenti più o meno grossolani venivano disseminati in ogni dove tra i grossi solchi e le robuste radici ancora da rimuovere. Si restava sgomenti difronte a tanto scempio. Ma che purtroppo nulla si poteva fare davanti all’incessante progresso agricolo.
E proprio in uno di questi appezzamenti ad oliveto e mandorleto che per preparare il terreno alla successiva semina a grano e, poi, ancora per l’impianto della VITE a TENDONE che, l’11 agosto del 1977, il Sig. MICHELE PASTORE (classe 1931) mi segnalava con precise indicazioni una nuova zona ARCHEOLOGICA in agro di Cerignola, denominata contrada “TAVOLETTA DI PAVONCELLI”, distante da Cerignola Km. 7,500 posta sulla Strada omonima.
MICHELE PASTORE mio collaboratore da sempre, esperto conoscitore, autodidatta dell’archeologia e delle tradizioni popolari a carattere agro-pastorale, nostro punto di riferimento da più decenni, ha esercitato il mestiere di trattorista e potatore-innestatore, oggi in pensione. Infaticabile nel suo lavoro, perfezionista incontentabile nell’esecuzione del suo mestiere.
Mi invitava ad effettuare un sopralluogo sul terreno finitimo al suo, dove da non molto tempo avevano effettuato un’aratura poco profonda portando alla luce una enorme quantità di testimonianze, presenti in frantumi, risalenti al periodo DAUNIO-ROMANO. In questo terreno, prima, vi erano piante di olivi e di mandorli e risultavano allineati con gli stessi, posti ai lati di confine, appartenenti ad altri proprietari. La mia attenzione veniva catturata dai solchi non molto profondi, perfetti, incisi dall’aratro e, soprattutto, pieni di “frammenti” di reperti in COTTO, di argilla, ben distinguibili.
I reperti rimandavano a terrecotte realizzate in forme diverse e di varia utilizzazione, come: ORLI di vasi di diversa grandezza, tra questi uno integro; diverse PIRAMIDETTE, sempre in cotto, con impressi i BOLLI; numerosi “frammenti” di vernice nera, alcuni dipinti con decorazione “tipo GNATHIA”; un TAPPO di ANFORA. Ancora, tra i numerosi reperti si evidenziavano anche “frammenti” di ceramica dipinta GEOMETRICA DAUNIA . Notevole la presenza di un fondo appartenente ad una grossa OLLA vinaria o per derrate, con parte della parete della pancia di notevole spessore. Di questa si notavano le spaccature che avevano riparato con l’applicazione di GRAPPE o PUNTI in PIOMBO ben visibili. Ancora “frammenti” di TEGOLE (coppi) e GRONDAIE (tegole piatte con i bordi rialzati); lastroni di ARENARIA e anche di TUFO, credo, coperture di TOMBE. Vicino a queste, che erano state portate in luce da strati non molto profondi, giacevano molti piccoli “frammenti” con “rottura” recente, che, penso, appartenessero a reperti posti nelle tombe come corredo funerario. Ancora, grossi frammenti di fonolite-trachitica (di natura magmatica) utilizzati per MACINE da GRANO. Numerosi i grossi CIOTTOLI, probabilmente utilizzati per la costruzione dei vari ambienti abitativi e dei magazzini.
Ma la cosa sorprendente, in ultimo, è stata la presenza di TESSERE laterizie pavimentali a forma ESAGONALE. Le “MATTONELLE” in cotto, coprivano la intera zona arata e provenivano da un ESTESA area PAVIMENTATA con le suddette TESSERE laterizie. Disseminata la zona di queste pregevoli MATTONELLE e grossi lacerti dello stesso PAVIMENTO evidenziavano sotto le TESSERE laterizie uno strato molto spesso di malta cementizia durissima.
La suddetta zona ARCHEOLOGICA fu segnalata, a nome del Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, il 21.8.1977 alla Soprintendenza Archeologica di Taranto e p.c. alla Soprintendenza Archeologica di Bari.
Pensiamo possa trattarsi di una delle “FATTORIE” o “VILLE RUSTICHE” presenti numerose nel nostro TERRITORIO. Erano delle residenze agresti a carattere agricolo-pastorale costituite da vari ambienti, la residenza del proprietario, degli schiavi, dei magazzini, delle stalle. Le amene colline che costellano il nostro agro hanno restituito nel tempo diverse di queste “FATTORIE”, che certamente erano ben organizzate vista la varietà dei reperti, anche se in minuti frammenti i quali denotano la pregevolezza degli oggetti. I vari ambienti dovevano essere ben strutturati. La pregevolezza dei pavimenti andavano a dare valore decorativo al complesso architettonico, come quello sopra riportato, ma anche il tipo “opus spicatum” riscontrato in altre contrade. Probabilmente la presenza di grosse OLLE o ANFORE o DOLII fanno pensare ad una produzione di VINO che veniva conservato in questi grossi orci interrati protetti da COPERCHI in argilla per poter essere commercializzato; ma potevano queste OLLE conservare il GRANO. Vi era l’allevamento di animali, come le pecore dalle quali la LANA veniva utilizzata mettendo in atto un’ attività TESSILE. Sono testimonianza la presenza di PIRAMIDETTE o PESI da TELAIO presenti nel sito archeologico. Queste piramidette in terracotta aventi forma troncopiramidale a base quadrata o rettangolare, si caratterizzano per avere due fori nella parte superiore dove passava il filo dell’ordito.
Sempre nella stessa contrada nel novembre del 1982 ero venuto a conoscenza di un altro terreno che presentava un ESTESO PAVIMENTO in cotto con mattoni posti a spina pesce. Sul posto era coperto da pochissimi centimetri di terreno e con l’amico Michele PASTORE cercammo di rimuovere quei pochi strati di terreno che lo coprivano e potemmo constatare la maestosità e integrità dell’intero PAVIMENTO delimitandolo con l’ausilio di uno strumento che lo stesso Michele lo eseguì. Purtroppo quando tornai per poterlo pulire e fotografarlo era stato rimosso.
Cerignola, 12 ottobre 2017 Matteo Stuppiello
Cerignola – Museo Etnografico Cerignolano – Lacerto di tessere laterizie – Foto Matteo Stuppiello 01.04.1979.
Cerignola – Sala-Mostre “Servo di Dio Mons. Antonio Palladino”, in Corso Aldo Moro, 89 – Il Sig. MICHELE PASTORE nato a Cerignola il 24 marzo 1931 – Foto Matteo Stuppiello 30.09.2017.