In occasione della Intronizzazione ed esposizione del CROCIFISSO ligneo policromo del XV secolo nella Edicola marmorea che sovrasta l’Altare del Santissimo Sacramento, collocato nell’Abside di sinistra del Duomo “Tonti”, come da Manifesto diocesano per la “Chiusura del Giubileo per il Bicentenario della istituzione della Diocesi di Cerignola” – (1819-2019), che si svolgerà con solenne funzione religiosa del 24 novembre 2019, il Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, l’Archeoclub d’Italia Sede di Cerignola e il Museo Etnografico Cerignolano (1979), ripropongono TRE CONTRIBUTI CULTURALI, già pubblicati il 12 settembre 2016 sul sito www.archeoclubcerignola.com, sugli aspetti STORICI ed ARTISTICI della Cappella del SS.MO CROCIFISSO nella Chiesa Madre, oggi Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – Rione “Terravecchia”, nella quale il PREGEVOLE ed ARTISTICO CROCIFISSO (sec. XV) era venerato fino al 1934, anno del trasferimento nel Duomo con l’antica Parrocchia di “San Pietro Apostolo”.
Negli articoli sono riportati dati storici, antefatti che hanno portato al RESTAURO effettuato tra il 1999-2000 dalla Soprintendenza per i Beni Culturali di Bari d’ intesa con il Parroco della Cattedrale Duomo “Tonti”, Don Pio Cialdella, con lo scrivente allora Ispettore Onorario per i Beni Culturali di Cerignola, e corredati da un “corpus” fotografico del CROCIFISSO. Tutto il materiale riportato veniva pubblicato per la prima volta.
Si ricorda, ancora una volta, quanto chiesto e ribadito all’Autorità Ecclesiastica essere la nostra volontà ovvero che il CROCIFISSO venga riportato nella Chiesa Madre per la VENERAZIONE, COSI’ CHE POSSA ARRIVARE, DIFFONDERE E RIVERBERARE UN INTENSO RAGGIO DI SOLE SPIRITUALE E CULTURALE NEL RIONE MEDIEVALE “TERRAVECCHIA”.
Cerignola, 20 Novembre 2019 il Presidente Prof. Matteo Stuppiello
LA CAPPELLA DELLA SANTA CROCE O DELLA CROCE O DEL SS.MO CROCIFISSO NELLA CHIESA MADRE – PRIMA PARTE
Continuiamo il percorso storico-culturale nell’interno della vetusta CHIESA MADRE. Questa volta portiamo alla luce un’altra “PERLA” che risulta veramente nascosta, analizzata nei particolari più reconditi, riferito a quanto è riuscito a SALVARSI fino ad oggi, con il conforto dei documenti indispensabili, in tal modo riusciamo a tracciare una significativa pagina STORICA ed a restituire DIGNITA’ alla Cappella del SS.MO CROCIFISSO.
Posizionandoci nella Navata laterale di sinistra, superata la prima e la seconda campata, arriviamo all’ingresso che immette nella CAPPELLA in oggetto, la quale origina sempre sulla parte di sinistra. L’ingresso si presenta con un Arco a tutto sesto, che va ad interessare tutta la campata, composto da un solo filo di conci in tufo i quali denotano grande perizia nella messa in opera. L’arco poggia su due capitelli in tufo con la parte superiore aggettante sull’intradosso dei due pilastri in muratura. Sovrasta il suddetto arco nella parte centrale e sommitale una “finestra” o “nicchia”, sempre in tufi, un filare con strombatura avente una forma, che richiama lo stile gotico ma molto inconsueta in questo caso, tanto da lasciarci perplessi sul vero significato di questo elemento architettonico. Pensiamo più ad una soluzione decorativa. Si diceva: la strombatura finisce con una esigua apertura a forma trilobata con piccola cornice di contorno; al suddetto Arco a tutto sesto segue un’ampia muratura di riempimento fino ad arrivare al primo Arco gotico che fa da contrafforte al secondo Arco dello stesso di stile a reggere la porzione di volta a crociera.
La visione della CAPPELLA è molto gradevole per il susseguirsi delle varie strutture presenti e per l’utilizzo di vari materiali che la compongono. Varcato l’ingresso, molto ampio, lo sguardo del fedele, una volta, si concentrava sulla parte centrale e più profonda, l’ALTARE, ma soprattutto sul CROCIFISSO; la volta si presentava a padiglione. Sulle pareti due ampie NICCHIE, affrontantesi, seguite da due FINESTRE a forma ovoidale poste in verticale e quasi al termine delle pareti che danno luce all’Altare. Altre due FINESTRE similari sono collocate alla stessa altezza delle prime ma ai lati dell’Altare. La luce che filtra è notevole. L’ALTARE, realizzato in “MARMO”, essenzialmente, è in pregevolissima breccia, reca alla base del paliotto, incisa su marmo grigio venato, la seguente iscrizione: “ERETTO A DIVOZIONE DEL CAN(ONICO) D(ON) SAVERIO D’EUGENIO NEL 1865” (1). Le misure della ISCRIZIONE sono: lunghezza cm. 116,5; altezza delle lettere e della data cm. 2.
DESCRIZIONE DEL PREGEVOLE ED ARTISTICO ALTARE MARMOREO
La PREDELLA è composta da due scalini con alzata e pedata in pregiato marmo. L’alzata, sia del primo che del secondo scalino, comode per la salita del celebrante, è realizzata in marmo scuro venato-brecciato; la pedata per il primo scalino, molto ampia di marmo grigio venato con bordo modanato ed aggettante percorre tutto lo scalino, oltre la parte anteriore che i laterali terminando sotto i cantonali addossandosi alle pareti. La pedata del secondo scalino è composta da un’unica lastra marmorea grigio venato che, come l’altra, arriva a perimetrare oltre la parte anteriore anche i laterali e va ad interessare la metà, naturalmente più in alto, i cantonali. La MENSA è realizzata da una lastra marmorea grigio-venato recante al centro l’incavo dove risultano murate le Reliquie di Santi che stanno a testimoniare l’avvenuta consacrazione dell’Altare per la celebrazione della Santa Messa. La lastra della mensa poggia su due PILASTRINI realizzati in marmo grigio-venato con basi polimodanate, sia superiori che inferiori a voler dare movimento e artisticità al manufatto. Inoltre il centro dei pilastrini reca una fascia di marmo scuro venato-brecciato. Va ad impreziosire artisticamente, ai lati dei pilastrini, una lastra di marmo grigio venato finemente lavorata a realizzare un motivo floreale stilizzato molto esteso da produrre l’effetto di un FIORE che SBOCCIA, ma nel contempo, in questo fiore quadrilobato con enorme bottone centrale, a presentare la tipica forma dei fiori composti del girasole che per l’appunto fa parte delle composite.
Ci viene da pensare alla CORONA di SPINE del SS.MO CROCIFISSO molto stilizzata, che dal DOLORE si è trasformato in profondo AMORE. Ancora quattro bordi interni dei rispettivi lobi (grossi petali) finemente lavorati ad imitare QUATTRO GROSSE SPINE lunghe molto aculeate.
Credo che questa rappresentazione sia stata riprodotta volutamente sui piastrini laterali difficilmente visibili e molto di impatto emozionale poiché in parte venivano coperte dalle tovaglie cadenti lateralmente e si ponevano in modo molto discreto. Ultima nota per questa rappresentazione floreale la colorazione molto sapiente e raffinata in nero di tutte le parti anatomiche del fiore.
I CANTONALI anche questi artisticamente decorati in un grosso rettangolo posto in verticale con intarsio recante una larga fascia perimetrale in marmo color nocciola, al centro una UNICA pregevolissima lastra di marmo scuro venato-brecciato speculare alla decorazione dell’altro cantonale.
Ma veniamo al PALIOTTO marmoreo; questo si presenta con una fascia perimetrale di marmo color nocciola, più ampia nella parte superiore, di uguale spessore sia ai lati che nella parte inferiore. Una UNICA lastra di fondo in marmo scuro venato-brecciato presenta ad intarsio al centro una figura geometrica a ROMBO dove i due vertici dell’asse maggiore si arrestano a pochi centimetri dal bordo di marmo color nocciola mentre gli altri due vertici sono in asse mediano dell’Altare. Ancora al centro, sempre ad intarsio, una CROCE stilizzata con raggi originantisi dal punto centrale, in marmo color nocciola, vanno ad impreziosire la lastra di fondo in un bel marmo verde venato che ben si armonizza con tutto il resto del paliotto. Alla base del Paliotto, superata la cornice polimodanata in marmo grigio venato, vi è la lastra marmorea, dello stesso marmo, sulla quale vi è incisa la iscrizione del BENEFATTORE.
Ma continuiamo la descrizione dell’ALTARE. Due ampi REGISTRI vanno a completare il manufatto. Il primo poggia su una minima base in marmo grigio venato; l’alzata in marmo chiaro venato-brecciato; il secondo registro sempre poggiante sulla base in marmo grigio venato risulta nel complesso molto più elaborato, riprende la decorazione dei CANTONALI. Due fasce orizzontali, interrotte dal TABERNACOLO, sono in marmo scuro venato-brecciato perimetrate dalla fascia di marmo color nocciola. Artistici sono i due CAPIALTARI realizzati in due espressive VOLUTE con base superiore piatta. Il TABERNACOLO, un TEMPIETTO CLASSICO, con timpano in marmo verde racchiuso da una cornice polimodanata in marmo grigio venato compreso i laterali. Il suddetto timpano poggia sul piccolo architrave sempre in marmo grigio venato. I laterali recano nella parte interna una fascia in marmo scuro venato-brecciato. La parte centrale dove si apre il TABERNACOLO presenta una lastra molto pregiata di marmo color rosa-crema venato e brecciato a piccoli clasti con tonalità dei colori molto tenui. La PORTICINA della CUSTODIA, in metallo, reca a sbalzo l’OSTENSORIO del SS.mo SACRAMENTO con al centro il monogramma IHS. Fa da contorno all’Ostensorio, a rilievo, una polimodanatura con arco centinato tutto in ottone, mentre la lamina di fondo con l’OSTENSORIO molto a rilievo credo siano in argento, due putti a destra e due altri a sinistra con nuvola vegliano e glorificano il SANTISSIMO.
Chiudiamo la descrizione con l’artistica NICCHIA che sovrasta l’ALTARE. Più in alto dell’ultimo registro, per risultare più slanciata, l’ampia NICCHIA, abbastanza profonda, è perimetrata da un’artistica CORNICE polimodanata in marmo grigio venato, al centro, di bell’effetto cromatico, una fascia di marmo scuro venato-brecciato percorre tutta la CORNICE compreso l’arco a tutto sesto ribassato interrompendosi alla sommità, nel punto di chiave dell’arco, per la presenza di un altro elemento caratterizzante il pregio artistico, un PUTTO molto curato nei vari elementi anatomici: fronte, occhi, naso, guance e mento; capelli composti e poco riccioluti, con ali aperte e ribassate. Sembra con il suo sguardo attento e severo svolgere la delicata funzione di “guardiano” in un luogo sacro che pone alla venerazione dei fedeli tutto il dramma vissuto da Gesù Cristo culminato con la CROCIFISSIONE.
La varietà dei MARMI, l’accostamento dei colori che sono diversi nelle sfumature, e soprattutto il taglio sapiente e la composizione dei “pezzi” posti simmetricamente, esperienza degli artefici, penso marmorari locali, danno a questo Altare PREGEVOLEZZA ed ARTISTICITA’. Tutto a merito di due Sacerdoti, INSIGNI BENEFATTORI: CAN. VINCENZO MACCHIARULO e il CAN. SAVERIO D’EUGENIO. La iscrizione riporta solo un nome l’altro lo abbiamo ricavato da una meticolosa ricerca della quale diamo subito l’esito dove ricaviamo che D. VINCENZO MACCHIARULO: “[…] Fè costruire nella cappella del Crocifisso un marmoreo altare, di cui sostenne per due terzi la spesa[…]” (2). Completa la CAPPELLA una interessante iscrizione murata sul lato sinistro per chi guarda l’Altare. E’ una iscrizione incisa su marmo grigio venato e reca inciso, in alto nella zona mediana, lo STEMMA DI SAN PIETRO (le CHIAVI), che corrisponde a quello del CAPITOLO CATTEDRALE e lo riscontriamo su parecchie iscrizioni del XVI secolo murate in parti diverse nella stessa Chiesa Madre.
Ma torniamo all’ISCRIZIONE; questo il testo latino con la trascrizione e la traduzione (3): “ALTARE. HOC. PRIVILEGIATUM. / ANTEHAC. PRO. UNO. DEFUNCTO. / DONANTE. GREGORIO XIII. KAL(ENDIS). MAII. / ANNO. MDLXXXIV. / NUNC. ET. PRO. PLURIBUS. IN. PERPETUUM. / HABENDUM. / EX. GRATIA. GREG(ORII). P(ONTIFICIS). M(AXIMI). QUAM. CAPITULUM. HOC. / BENIGNE. OBTINUIT. / TERTIO. KALENDAS. DECEMBRIS. / ANNO. MDCCCXXXIX.”
Traduzione: “DONANDO GREGORIO XIII QUESTO ALTARE PRIVILEGIATO PRIMA D’OGGI PER UN SOLO DEFUNTO IL PRIMO MAGGIO 1584 CHE SI TENGA ORA E PER PIU’ (DEFUNTI) IN PERPETUO PER GRAZIA DI GREGORIO PONTEFICE MASSIMO QUESTO CAPITOLO BENIGNAMENTE OTTENNE IL 4 DICEMBRE NELL’ANNO 1839”. Le misure: b x h: cm. 59 x 44; h delle lettere: ll. 1-10 cm. 1,7 / 8.
Cerignola, 12 settembre 2016 Matteo Stuppiello
LA STORIA DELLA CAPPELLA DEL SS.MO CROCIFISSO NELLA CHIESA MADRE – SECONDA PARTE
Ora passiamo all’analisi STORICA. Dobbiamo far coincidere, per quel che è possibile, le varie tessere di un mosaico del quale purtroppo numerose sono andate perdute per sempre e come al solito dobbiamo attenerci ai pochi documenti superstiti.
Iniziamo con un primo documento. Il CAN. LUIGI CONTE (4) in una sua pubblicazione (5) scrive: “[…] Della nave oscura, che fiancheggiava la nave maggiore secondo l’antico sistema Chiesastico, rimane appena qualche segno dell’antico lastricato che si è scoperto alla profondità di circa quattordici palmi dall’attuale pavimento. In una porzione di quel sito si è costruita una Cappella intitolata al Crocifisso, alla quale dà luce un finestrino, ed all’altra in fondo dedicata alla Vergine di Ripalta, ora affidata ai Confratelli del Santissimo […]”.
Un altro documento del XIX secolo a firma dell’Architetto Teodosio di Bisceglia, redatto nel 1840 (6), nell’effettuare la descrizione architettonica della Chiesa Madre, a riguardo della nostra CAPPELLA riporta quanto segue: “[…]Io qui sottoscritto Architetto di questo Comune di Cerignola, certifico, come dietro richiesta fattami dal Rev. Canonico Signor Matteo Petrolla e c. onde descrivere la Chiesa Cattedrale, personalmente mi sono ivi conferito, ed ho ravvisato quanto segue.[…] 5 Nel muro a sinistra di questa 2. Navata, si ravvisa un vano con porta ben formata, la qual col mezzo di 4. Gradini di pietre viva, da l’ingresso all’antico Cimitero, la di cui parte anteriore è diruta, a causa delle fabbriche dè proprietarii limitrofi, che le hanno demolite, e la parte posteriore è coltivata a piccolo giardino. Nel mezzo dello stesso muro, e precisamente nel punto di rincontro all’arco su cui poggia l’organo ben formato, si osserva una Cappella di palmi 12. per 9. Dedicata al SS. Crocifisso le di cui mura sono coverte di stucco ben lavorato, e nel mezzo è situato l’altare di tufo, anche coverto di stucco. […]”. La CAPPELLA del CROCIFISSO, per intero, occupa uno spazio che interessa il giardino retrostante e non lascia intravedere nessun elemento litico, architettonico o altro, che ci possa aiutare nella ricerca. Dalla relazione si evince che le “mura sono coverte di stucco ben lavorato” e non solo e “l’altare di tufo anche coverto di stucco”. Quindi quattro erano le CAPPELLE impreziosite da STUCCHI: in tre si possono ancora oggi ammirare quella del CORPO DI CRISTO (poi Madonna delle Grazie), quella del PRESEPE, quella del MONTE DI PIETA’ (la Cappella Caracciolo) e del CROCIFISSO (dove gli stucchi mancano); tutte e quattro già presenti nel XVI secolo.
Abbiamo motivo di ritenere che la CAPPELLA del CROCIFISSO doveva essere presente sin dal XIV-XV secolo, probabilmente ricostruita o ristrutturata nel ‘500. Infatti riportiamo un interessante documento che fa chiarezza su quanto sosteniamo. Dal “Libro delli Benifattori…” fatto compilare dall’Arciprete Nullius “D.Gio. Jacomo / de Martinis…nell’anno della Salute 1593 / […]” (7) riporta l’elenco delle MESSE da celebrare nella CHIESA DI SAN PIETRO, in tutto l’anno, in suffragio dei DEFUNTI BENEFATTORI DELLA MEDESIMA CHIESA; tutte PERSONALITA’ che a vario titolo hanno effettuato grossi lasciti alla CHIESA DI SAN PIETRO APOSTOLO DI CERIGNOLA nei vari SECOLI, infatti i nomi più antichi rimandano al XIII fino al XVI secolo.
Ma veniamo al Documento: “[…] DIE VENERIS – M(iss)a in albis Io(anne) Sacco. – 1. M(iss)a p(ro) D(omi)no Io(an)ne Caracciolo. – 2. M(iss)a p(ro) Comite Leonardo Caracciolo. – 3. M(iss)a p(ro) Comitessa Diana Cantelma. – 4. M(iss)a p(ro) Comitessa Catherina m(ari)a de Virg(ine). – 5. M(iss)a p(ro) Comitessa Clara M(iss)a de cru(ce) in cap(pell)a. – […] 7. M(iss)a p(ro) Bona Albanese M(iss)a de cruce. -[…] 12. M(iss)a p(ro) Andriella cu(m) c(ommemoratio)ne S(ancta) cru(ce). […]”. “[…] Mense Maii: […] – 18. Laura uxor Ant(on)ii Cicelle in die S(anc)tae crucis. -19. Angelus et Lactantius de Leo in die s(anc)tae Crucis. […]” (8).
Facciamo un po’ di chiarezza. Troviamo conferma che nel ‘500 era già presente la CAPPELLA della CROCE. Aggiungiamo che la Festività della SANTA CROCE doveva essere motivo di forte devozione nella nostra CHIESA MADRE se veniva scelta per celebrare le Sante Messe di suffragio di defunti come abbiamo potuto leggere. Inoltre poniamo all’attenzione dei lettori l’ampia Relazione prodotta in seguito alla Visita Apostolica, voluta dal Papa Gregorio XIII effettuata alla nostra Chiesa, nel 1580, da Mons. GASPARE CENCI, Vescovo di Melfi e Rapolla, per il disordine morale e materiale che regnava: nell’elenco dei giorni che venivano considerati festivi tra l’altro vi era il 3 maggio, Festività della SANTA CROCE (9).
Torniamo all’elenco delle Messe in suffragio dei Defunti. I nomi sono quelli dei FEUDATARI di Cerignola: MARINO CARACCIOLO (10) del SOLE e la moglie CHIARA de ATTENDOLO SFORZA (11), Conti di Sant’Angelo (de’ Lombardi) e Cerignola sin dal 1427, il Feudo lo ebbe dal fratello SERGIANNI CARACCIOLO del SOLE. La Contessa CHIARA de ATTENDOLO SFORZA la troviamo di nuovo menzionata nel suddetto “Libro delli Benifattori” (12) “[…] DIE SATURNI – […] – 2. M(iss)a de S(anc)ta Mar(i)a in S(anc)ta Lucia p(ro) Comitissa Clara. […]”. Nel 1471 la Contessa risulta deceduta. Fu una Benefattrice nel campo religioso e questo lo riscontriamo in una Pergamena del XV secolo per un lascito molto generoso e pensiamo che anche per questo motivo viene annoverata nel suddetto “Libro” e che soprattutto nella Cappella della Santa Croce le venivano celebrate le Sante Messe sull’Altare PRIVILEGIATO e solo a Lei, in seguito stigmatizzato dal Papa Gregorio XIII nel 1583 ed infine esteso a tutti i Defunti come voluto dal CAPITOLO CATTEDRALE e confermato da Papa Gregorio XVI nel 1839 come viene sancito nell’iscrizione già riportata.
I FEUDATARI riportati nel suddetto “elenco” sono :
- SERGIANNI CARACCIOLO del SOLE (feudatario dal 1418) e la moglie la Contessa CATERINA FILANGIERI.
- MARINO CARACCIOLO del SOLE” (feudatari dal 1427) e la moglie la Contessa CHIARA de ATTENDOLO SFORZA.
- LEONARDO CARACCIOLO del SOLE 1° (feudatario dal 1467) e la moglie la Contessa DIANA MARIA CANTELMO.
Nel 1583 finisce la dinastia dei CARACCIOLO del Sole in quanto i coniugi il Conte CARLO CARACCIOLO marito della Contessa ANNA DE MENDOZA ebbero solo due figlie CATERINA ed ISABELLA: la prima sposerà ETTORE PIGNATELLI Duca di Monteleone, la seconda ANDREA MATTEO ACQUAVIVA Principe di Caserta.
Ma torniamo alla CAPPELLA in oggetto. Nel XVII secolo non abbiamo notizie. Nel successivo secolo, il XVIII abbiamo una testimonianza documentale e cioè “IL CATASTO ONCIARIO DI CERIGNOLA” del 1742 dove leggiamo: “CCCLXXII – Loreto Battaglino M(aestr)o Muratore d’anni 35 – Felice Battaglino F(rate(ll)o Murat(re)e d’anni 23 – Anna Franco Moglie d’anni 28 – Nicola figlio d’anni 6 – Michele figlio d’anni 8 – Pascale figlio d’anni 3. Testa onc(e) 1 – Industria onc(e) 12 – Industria di Felice onc(e) 12. Abita à Casa propria, consistente in due membri sottani sita nell’Orto del Carmine, attaccata con quella di S(an)to Specchio, sopra della quale vi sono de’ peso annui d(ocat)i trè, e gr(an)a quaranta cinque cioè d(ocat)i uno e gr(an)a venti il suolo al Convento del Carmine , e d(ocat)i due e grana venti cinque alla Cappella del SS.mo Crocifisso p(er) Capitale di d(ocat)i venticinque” (13). Del secolo successivo ne abbiamo già parlato.
Nei restauri dal 1977 in poi, tutta la Chiesa subì numerosi restauri. Voglio riportare alcune testimonianze marmoree con le relative ISCRIZIONI che volevano ricordare ai posteri i benefattori: si tratta delle BALAUSTRE marmoree che davano l’accesso alla CAPPELLA del SS.mo CROCIFISSO con le seguenti iscrizioni: – la Balaustra posta a destra: “A Devozione ROSARIA BANCONE fu ANTONIO anno 1942”; – la Balaustra posta a sinistra: “A Devozione MARIA PREZIUSO fu VINCENZO Anno 1942”. La data ci riporta ai restauri (14), molto discutibili, effettuati dal Parroco d. Salvatore Moccia (14).
Cerignola, 12 settembre 2016 Matteo Stuppiello
L’ARTISTICO CROCIFISSO LIGNEO POLICROMO DEL ‘400 ORA NEL DUOMO – TERZA PARTE
Dopo aver dissertato sulla sua storia e descritto la Cappella del SS.mo Crocifisso nella Chiesa Madre, ora passiamo all’artistico CROCIFISSO ligneo policromo del ‘400 o tardo ‘400, tutt’oggi nel Duomo Tonti – Cattedrale “S. Pietro Apostolo”, collocato nella Sacrestia.
E’ il CROCIFISSO che da sempre è stato nella Chiesa Madre nella SUA CAPPELLA, fino al 1865. Ancora una volta, attingiamo dalla stessa fonte bibliografica già menzionata. Trascriviamo “alla lettera” il testo al fine di non sciupare la finezza del sentimento religioso dello scrittore e la puntuale cronaca storica: “[…] Il suo diletto fratello D. Nicola, prima successivamente arciprete di Ortanova e di Stornara, poi canonico del patrio Capitolo, aveva donato, nel ’65, a questo Duomo, ove si adora in apposita cappella, un grande artistico Crocifisso lavorato in Lecce, sostituendolo ad altro che, privo di qualsiasi pregio di arte, non era punto adatto a destar sensi di devozione. Ai piè del crocifisso Figliuolo volle Vincenzo Macchiarulo anche la Madre; e, acquistato, nello stesso anno e dallo stesso artista, un maestoso simulacro rappresentante Maria nell’espressione dell’indescrivibile spasmo che un dì la trafisse, lo donò similmente alla Cattedrale. Né si arrestò qui il suo zelo. De’ costruire nella cappella “ del Crocifisso un marmoreo altare, di cui sostenne per due terzi la spesa; prescrisse speciali pratiche di pietà per ciascun settenario delle due feste annuali dell’Addolorata, nonché pe’ sette venerdì precedenti; ne celebrava con devota pompa le solennità; imponeva a quanti più gli era dato lo scapolare dell’Addolorata per facoltà avuta, nel giugno del ’57, dal P. Alboino Maria Patscheider, Priore generale dell’Ordine de’ Servi di Maria […]” (15). Quindi abbiamo la data precisa, 1865, quando l’ARTISTICO CROCIFISSO LIGNEO POLICROMO del ‘400 fu inesorabilmente rimosso e sostituito con altro. La MOTIVAZIONE perché “PRIVO DI QUALSIASI PREGIO ARTISTICO DI ARTE, NON ERA PUNTO ADATTO A DESTAR SENSI DI DEVOZIONE”. Una frase da RABBRIVIDIRE.
Ma torniamo al nostro CROCIFISSO, ormai allontanato e sostituito con altro in cartapesta: quest’ultimo è stato appunto nella Sua CAPPELLA della CHIESA MADRE dal 1865 fino al 1933 quando viene trasferita la CATTEDRALE dalla Chiesa Madre nel nuovo Tempio, il Duomo Tonti, inaugurato il 14 settembre 1934.
Gli anziani sacerdoti mi hanno parlato, nel passato, di trasferimento di suppellettili, statue e, soprattutto, di materiale cartaceo come antichi grossi volumi e fascicoli di documenti tutto trasportati al Duomo con misere carrette tirate a mano e facilmente si vedevano materiali cadere e poi rimessi a bordo. Si aggiunga che molte “carte” cadute non venivano recuperate. Non sappiamo se il Crocifisso abbia fatto lo stesso percorso su di una carretta; penso proprio di si. All’apertura del Duomo vi era solo l’Altare Maggiore, gli altri sono stati realizzati da benefattori negli anni successivi (16). Del 1936 abbiamo un Foto-Cartolina, che pubblichiamo nel repertorio fotografico, nella quale si vede il Crocifisso di cartapesta (quello acquistato dal Can. Nicola Macchiarulo nel 1865, per la Chiesa Madre del quale si è già scritto) con l’Addolorata e San Giovanni, il Gruppo è esposto su un dossello con fondo e laterali in stoffa pieghettata. La Foto riporta alla base “CERIGNOLA – CHIESA CATTEDRALE “ sul lato destro in caratteri molto più piccoli ”FOTO BELVISO”. A tergo vi è stampata “PREGHIERA / a Gesù Crocifisso e al Suo Preziosissimo Sangue”. Termina la Preghiera con “Concediamo 50 giorni d’Indl. / Cerignola, luglio 1936 – XIV / + Vittorio Vescovo” – sulla destra “Canonico Parroco ANTONIO DESANTIS / Direttore della Pia Associazione – del Preziosissimo Sangue – “. Il 25 marzo del 1972 nell’effettuare un servizio fotografico nel DUOMO, in Sacrestia fotografai il Crocifisso collocato sulla parete dove al disotto vi era l’antico apparato ligneo che custodiva tutto ciò che serviva per celebrare la Messa. Sulla cimasa del mobile in asse con il Crocifisso vi era la seguente iscrizione a stampa: “OREMUS” / PRO PONTIFICE NOSTRO PAULO / ET ANTISTITE NOSTRO MARIO”. Il riferimento era per il Papa Paolo VI e al nostro Vescovo Mons. Mario di Lieto. Dopo, con il rinnovo dell’arredamento e la ridistribuzione degli elementi, il Crocifisso, insieme a materiali di vario genere, fu messo in deposito in un locale ubicato nel Duomo ed è rimasto letteralmente ignorato fino al settembre del 1989 quando il 24 dello stesso mese ed anno, dopo la celebrazione della Messa, il Parroco d. Pio Cialdella mi invitava a vedere, nel suddetto locale, un antico Crocifisso ligneo policromo con la precisa intenzione di farlo restaurare. Rimasi esterefatto. Mi trovavo difronte ad una inaspettata OPERA d’ARTE e feci presente al Parroco che poteva risalire come datazione al ‘400-‘500 e che senz’altro andava salvaguardato restaurandolo. Il 28 dello stesso mese tornai con il prof. Salvatore Delvecchio ed anche lui rimase ammirato e sorpreso di trovarsi difronte ad un PREGEVOLE MANUFATTO di notevole valore artistico ed anche lui convenne con me sulla datazione. Cosa che rafforzò in d. Pio la determinazione per il restauro. Nel contempo, lo stesso sacerdote mi invitava, come Ispettore Onorario delle Soprintendenze, ad effettuare la segnalazione alla suddetta Soprintendenza di Bari per ottenere un sopralluogo da parte dei loro funzionari. L’8 ottobre 1989 (17) invio una nota scritta al Soprintendente Arch. Riccardo Mola e p. c. al Rev.do Don Pio Cialdella Parroco della Cattedrale “S. Pietro Apostolo”, prot. n.167, questo il testo: “Invitato da d. Pio Cialdella, Parroco della Chiesa di “S. Pietro Apostolo” (Cattedrale Tonti), in data 24.9.1989 ad un sopralluogo in un locale deposito della predetta Chiesa, mi veniva segnalata la presenza di un antico Crocifisso ligneo, di grandi dimensioni e di pregevole fattura artistica, per il quale ritengo opportuno un sopralluogo di codesta Soprintendenza- Distintamente – firmato prof. Matteo Stuppiello”. I giorni 17 e 18 ottobre contattai telefonicamente la Dott. Margherita Pasquale dell’Ufficio Catalogo della Soprintendenza di Bari. Aveva ricevuto la richiesta e mi indicava la data del sopralluogo per il 24 successivo. Infatti ci fu il sopralluogo alla presenza di d. Pio e dello scrivente. Erano venuti da Bari la Dott.ssa Margherita Pasquale e il restauratore il Sig. Raffaele Chiapperino i quali alla vista del Crocifisso si espressero in questo modo: “Il Crocifisso è del ‘400 – ‘500 con dipintura del ‘700”. Ricordavo a d. Pio che tale datazione era già stata espressa da me e Salvatore Delvecchio. Si rimase con i funzionari che avrebbero fatto il possibile di inserire l’Opera di notevole pregio artistico nel piano triennale di restauro. Il 20 dicembre sono presso la Soprintendenza di Bari dalla Dott.ssa Margherita Pasquale. Purtroppo mi comunica che non è possibile inserire l’OPERA nel piano di restauro perché era già stato definito da tempo. Si ferma tutto. Il 6 agosto 1994 d. Pio mi da mandato di contattare la Dott.ssa Franca Pellegrino di Andria per un sopralluogo. Dopo vari tentativi telefonici nell’ultimo quello del 4 ottobre 1994 la Dott.ssa Franca Pellegrino mi risponde che è molto impegnata ad Otranto e dovremo risentirci a novembre. Ancora un lungo periodo di stasi. Arriviamo al 10 aprile 1998 d. Pio mi vuole incontrare: nella stessa data c’è l’incontro e mi porta a conoscenza che, pur non essendo un’opera d’arte, il Vescovo lo vuole restaurare affidandolo a privati. La mia risposta è decisa e perentoria: il CROCIFISSO per il suo alto valore artistico deve essere affidato ai tecnici della Soprintendenza per avere sicure garanzie sulla bontà del lavoro di restauro. Altro incontro l’11 aprile 1998, con d. Pio e il Vescovo. Nel suddetto incontro il Vescovo Mons. Giovanni Battista Pichierri, ribadisce a me che il CROCIFISSO non è un’opera d’arte. A questo punto riferisco al Vescovo il parere e suggerimento che avevo già espresso nel precedente incontro con d. Pio. Il Vescovo non mi sembra convinto. Evidentemente una maggiore ed attenta riflessione maturata nel Vescovo lo ha portato ad accettare in pieno il mio suggerimento. Il giorno successivo, il 12 aprile 1998, giorno di Pasqua, vado da d. Pio, come da accordi e porto la copia della richiesta da me inoltrata alla Soprintendenza l’8.19.1989, effettua una fotocopia. Il documento servirà al Vescovo per inoltrare direttamente alla Soprintendenza la richiesta di restauro del CROCIFISSO. Facendo seguito alla suddetta richiesta il giorno 16 aprile vi è l’arrivo di una funzionaria della Soprintendenza per un sopralluogo. La stessa dottoressa conferma la datazione “del ‘400 o tardo ‘400”, viene confermato ancora una volta quanto già detto da noi inizialmente. Ormai ci siamo. L’11 settembre 1999 finalmente il CROCIFISSO viene trasportato dai funzionari di Bari al Laboratorio della “Ditta Maria Pina Bochicchio” in Altamura. Il 18 gennaio 2000 finalmente il RIENTRO del CROCIFISSO RESTAURATO. Arriva nella tarda serata e sosta nell’Episcopio. Finalmente il 20 gennaio 2000 il CROCIFISSO viene esposto alla devozione dei fedeli nel DUOMO “TONTI”.
Sul CROCIFISSO il Prof. Salvatore Delvecchio scrive: “[…]il Crocifisso ligneo policromo sottoposto a quella “cura” è uno splendore plastico cromatico eccezionale e di una espressività densa e sonora. L’occhio dell’anima rimane concupito da tanta bellezza e dai segni del tempo dello spirito creativo dell’arte. Un Giubileo 2000 che si annuncia pieno della luce di questo pregevole Crocifisso: è il dono fatto al patrimonio artistico ecclesiastico dalle Istituzioni Culturali che contano, dal parroco della Basilica Cattedrale Duomo “San Pietro Apostolo” e dalla disciplina restaurativa. Un dono ripetuto nel tempo: ricevuto una prima volta subito dopo essere stato scolpito nei secoli passati: e riavuto oggi, per forte volontà di recupero, in questo felice inizio anno 2000. Cerignola può vantare ora, raccolto in Cattedrale, il possesso consapevole di un così alto prodotto d’arte. Per un’opera di tanto pregio non può tacersi di dare una cenno alla cronaca-storia che ha preparato i tempi per il restauro e portato a termine lo stesso e da parte di chi […]” (18).
Ora veniamo alla CONCLUSIONE
E’ encomiabile l’opera svolta da d. PIO CIALDELLA, Parroco della Cattedrale “San Pietro Apostolo” – Duomo Tonti nel volere a tutti i costi togliere dall’oblio e far restaurare il CROCIFISSO. Da noi Istituzioni Culturali vanno i nostri ringraziamenti. Gli stessi vanno indirizzati anche a S.E.Mons. Giovanni Battista Pichierri che accettò, condividendo il nostro suggerimento, di sostenere d. Pio nel far restaurare il CROCIFISSO.
Lo splendore e bellezza artistica del CROCIFISSO ci porta ad una riflessione; è auspicabile che per una serie di motivazioni di carattere culturale ed ambientale il CROCIFISSO venga riportato nella CHIESA MADRE, nella Sua CAPPELLA QUATTROCENTESCA, già restaurata, luogo di origine esposto alla VENERAZIONE dei fedeli come avvenuto nel passato per secoli. Nel suo originario Rione TERRA VECCHIA, già per molto tempo privo di questa insigne OPERA D’ARTE, ritorni un BENE che appartiene alla CITTA’.
Bibliografia e Note
(1) – L’insigne BENEFATTORE Can. d’EUGENIO SAVERO (*Cerignola………1803 †Cerignola 5.5.1869) figlio di Vito e di Parisi Grazia, era residente a Cerignola ed abitava in Largo Forno Vecchio n.8.
(2) – ELIODORO CAPOBIANCO (Mons.), In memoria di Mons. Vincenzo Macchiarulo Vicario Generale di Cerignola – DISCORSO, Bari, 1906, pp.24-25. Benefattori sono stati i fratelli Sacerdoti Macchiarulo: Can. NICOLA MACCHIARULO (*Cerignola……..1810 †Cerignola 29.12.1872); Can. VINCENZO MACCHIARULO (*Cerignola 14.8.1823 †Cerignola 14.2.1906) figli di Oronzo e Reibaldi Angiola , abitavano in Via Assunta,36.
(3) – Si ringrazia la Prof.ssa Giustina Specchio per la trascrizione e traduzione del testo in latino della iscrizione.
(4) – Lo STORICO Can. LUIGI CONTE (*Cerignola 4.5.1823 †Cerignola 18.8.1872) figlio di Ignazio e di Cannone Angiola.
(5) – LUIGI CONTE (Sac.), Cerignola, in Il Regno delle Due Sicilie descritto ed illustrato, Napoli, 1853, a cura di F. CIRELLI, vol. VIII, fs. 1°, p. 70.
(6) – [TEODOSIO DIBISCEGLIA], Descrizione del 1.9.1840 nella vertenza tra Mensa Vescovile e Capitolo Cattedrale, pp. 29-30. La citazione è incompleta in quanto del documento, che è a stampa, mi furono dati in fotocopia solo pochi fogli senza copertine e senza titolo completo. Chi mi fece le fotocopie e me ne fece omaggio fu d. Antonio Occhionegrelli nel 1974.
(7)-(8) ARCHIVIO SEGRETO VATICANO – “Libro delli Benifattori, Constitutioni, et / riforme fatte p(er) la Chiesa di San Pietro, et Capitolo della Cirignola nello / Arcipretato del R(everendissi)mo S(ign)o(r) D. Gio(vanni) Jacomo / de Martinis Prelato, et Ordinario di / q(u)ella dall’anno della Salute…” cc. 21; 57. – Coll. “ORDINE D. N.°4 del Capitolo CIRIGNOLA”. Il documento rintracciato dal Prof. Roberto Cipriani nel 1974, è conservato in fotocopia nell’Archivio Privato Matteo Stuppiello.
(9) – ARCHIVIO SEGRETO VATICANO – “Visitatio facta per Ill(ustrissimum) et R(everendissi)mum D.D. / Gasparem Cincium Romanum U(triusque) I(uris) D(octorem) / Ep(iscop)um Melphien(sem) et Rapollen(sem)…” – Coll. Congr. Conc. Cerignola. Il documento rintracciato dal Prof. Roberto Cipriani nel 1974, è conservato in fotocopia nell’Archivio Privato Matteo Stuppiello.
(10)-(11)-(12) – “Ilbro delli Benifattori…, op. cit. Lo STEMMA della potente FAMIGLIA CARACCIOLO del SOLE, Feudataria di Sant’Angelo (de’ Lombardi) e Cerignola è riprodotto per intero scolpito in una FORMELLA litica (risalente al XVI secolo) b x h: cm. 74 x cm. 58 nella CHIESA MADRE – Parrocchia “San Francesco d’Assisi” – RIONE TERRA VECCHIA – Cerignola, “[…] nella navata centrale, terza campata dopo il transetto, sul pilastro a destra, in alto con vista prospiciente la campata. Lo stemma è in pietra tenera calcarea del Gargano, presenta a bassorilievo l’immagine di un SOLE con dieci RAGGI sferzanti ad andamento serpentiniforme che si irradiano ad occupare l’intera formella : l’insegna araldica è circondata da una cornice polimodanata “[…]” da SALVATORE DELVECCHIO, Storia e Arte in Puglia con riferimenti alla nostra Città – Sette Lezioni tenute nell’Anno Accademico 1986-87, San Ferdinando di Puglia, 1987, Prima di copertina è riportato lo Stemma, tratto da una foto di Matteo Stuppiello del 15.12.1982. Il commento è nella Seconda di copertina. Per altre notizie sullo Stemma della Famiglia Caracciolo, riprodotto sia nella Chiesa Madre che in altri contesti, sempre riferiti a Cerignola, si veda: MATTEO STUPPIELLO, La Chiesa del Purgatorio, Foggia, 1987, p.26 e pp. 119-120.
(13) – ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI – Regia Camera Sommaria – Catasto Onciario – vol. 7035 – CIRIGNOLA.
(14) – D. SALVATORE MOCCIA (*Cerignola 27.8.1903 †Cerignola 6.7.1977 figlio di Michele e Anastasio Luigia.
(15) – ELIODORO CAPOBIANCO (Mons.), In memoria…, op. cita., pp.24-25.
(16) – “Nel Duomo di Cerignola – Consacrazione dell’Altare del SS. Sacramento”, in “VITA NOSTRA” – Bollettino Mensile delle Diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola – Anni VI – N. 67-68 – Luglio-agosto 1938, p. 11. Riporta quanto segue: “Dietro suggerimento del solerte Arciprete Mons. Antonio De Santis, il sig. Nicola Specchio, con sentimento di fede e di generosità, ha fatto costruire a proprie spese un ricco ed artistico Altare in onore del SS. Sacramento […]”. L’Altare fu realizzato nel 1938 dallo scultore cerignolano Ruggiero Pergola e fu inaugurato il 7 settembre dello stesso anno; per la cronaca e descrizione artistica dell’Altare si veda “VITA NOSTRA…, op. cit., Anno VI – N. 69-70 – Settembre-Ottobre 1938, pp. 8-9.
(17) – ARCHIVIO MATTEO STUPPIELLO ISPETTORE ONORARIO AI MONUMENTI E ALLE ANTICHITA’ – Fascicolo anno 1989.
(18) – SALVATORE DELVECCHIO, Il Crocifisso ligneo è tornato al suo antico splendore, in “Cerignola OGGI” – Supplemento de “IL QUOTIDIANO DI FOGGIA” – 28 gennaio 2000, p. 2. Si veda anche: SALVATORE DELVECCHIO, Torna in Cattedrale il Crocifisso ligneo, in “Cerignola OGGI” – Supplemento de “IL QUOTIDIANO DI FOGGIA” – 30 novembre 1999, p. 2. Nei due articoli vi è riprodotto, in una artistica rielaborazione grafica, un particolare del CROCIFISSO, la TESTA, realizzato dal Prof. Salvatore Delvecchio per conto del Centro Studi e Ricerche “Torre Alemanna”, dall’Archeoclub d’Italia Sede di Cerignola e dal Museo Etnografico Cerignolano (1979). Il disegno è tratto da una diapositiva del mio servizio fotografico effettuato il 4.11.1989.
Cerignola, 12 settembre 2016 Matteo Stuppiello
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